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Cani di paglia

Regia di Rod Lurie vedi scheda film

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La recensione su Cani di paglia

di supadany
4 stelle

Se non ci fosse stata, ed aggiungerei per fortuna che c’è stata, l’opera omonima di Sam Peckinpah (USA, 1970) sarei probabilmente stato più (giusto un pizzico) benevolo con questo film che alla luce dei tempi attuali, e con alle spalle una produzione tutto fuorchè genuinamente d’autore, rilegge la vicenda con occhi assai diversi.

Amy (Kate Bosworth), assieme al marito David (James Marsden), fa momentaneo ritorno alla casa dove è nata per metterla in sesto dopo la morte di suo padre.

Qui incontra le persone con le quali è cresciuta compreso Charlie (Alexander Skarsgard), il suo ex fidanzato, che col suo gruppo di amici metterà Amy e David in seria difficoltà con azioni e comportamenti sempre più violenti fino ad andare completamente fuori controllo.

 

 

Ci sono film che andrebbero lasciati in pace, tanto più se le intenzioni sono lontane dallo spirito del tempo che fu, tanto da far balenare l’accusa di lesa maestà.

La prima parte per quanto blanda tutto sommato è confezionata discretamente, con qualche segnale sottilmente inquietante ed una realtà lontana dall’attuale vita della coppia di sposi.

Poi però cominciano ad accadere azioni poco comprensibili (perché uccidere il gatto di Amy a quel punto della storia? E perché Amy si fa vedere mezza nuda da Charlie e soci?) e nel momento in cui tutto comincia a degenerare completamente, indicativamente dal momento dello stupro, la costruzione diviene sempre più malandata e la tensione si risolve con troppe soluzioni banali.

Purtroppo il problema principale è dovuto al fatto che questo remake non vuole spingersi troppo in là e questo lo capiamo nel momento in cui Amy si fa ammirare mezza nuda (ma il pubblico non vede niente) e ne abbiamo l’assoluta certezza quando avviene lo stupro decisamente troppo castigato; non che far vedere sia determinante (in altri casi non lo sarebbe proprio, ma un autore non si farebbe nemmeno problemi ed in ogni caso crederemmo alla sua buona fede), ma la sensazione che si da in questo modo è soprattutto quella di cercare non infastidire e di rimanere nei confini del thriller medio col classico mattatoio risolutivo.

Insomma, un grande film diventa un semplice thriller della provincia americana più dimenticata con qualche falla che diventa sempre più evidente man mano che la storia procede per un risultato inevitabilmente di bassa lega.

Evitabile.

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