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Tornando a casa per Natale

Regia di Bent Hamer vedi scheda film

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La recensione su Tornando a casa per Natale

di pazuzu
8 stelle

Ex Jugoslavia. Un televisore agghindato da un albero di natale bonsai trasmette le immagini dei festeggiamenti, e due bambini le guardano dal divano di casa: silenziosi, immobili e visibilmente annoiati. I titoli di testa sono terminati da una manciata di secondi, ma tanto basta per capire che Tornando a casa per Natale non è un film natalizio come gli altri: i bambini in questione sono Goran ed Anka, e dalle loro finestre si odono dei colpi che non sono fuochi d'artificio ma bombe vere. La scena evolve in maniera rapida e inattesa, con un cecchino sul tetto pronto a freddare il bambino uscito sulla strada, e con la madre intenta a far scudo con il proprio corpo.
Un incipit rapido spiazzante sospeso ed apparentemente slegato da tutto quello che segue: uno stacco improvviso, infatti, catapulta lo spettatore a qualche migliaio di chilometri di distanza, tra i paesaggi innevati della gelida Norvegia, dove tante piccole storie prendono forma, dove diversi individui si barcamenano per dare un senso compiuto al loro Natale. C'è Paul, che per rivedere i propri figli decide di travestirsi da Babbo Natale ed introdursi, di soppiatto e in incognito, nella casa da cui la moglie l'ha cacciato per rimpiazzarlo con l'uomo con cui l'ha tradito; c'è il suo medico, Knut, che la propria moglie la trascura antepondendole il lavoro anche in questa notte speciale, ma che imparerà qualcosa di molto importante da una misteriosa coppia di profughi serbo-albanesi rifugiati in una baita isolata con l'impellenza del parto; c'è il giovane Thomas, che finge di non essere cattolico pur di restare accanto a Bintu, la compagna di classe musulmana che non festeggia il Natale; c'è Karin, che coltiva l'illusione che il suo amante Kristen mantenga l'eterna promessa di lasciare la moglie per andare a vivere con lei; c'è Simon, un uomo anziano e malato che scopriamo intento a spostare la mobilia da un piano all'altro del proprio appartamento per ragioni apparentemente ignote; e c'è Jordan, alcolizzato e indigente, che, alla ricerca dei soldi necessari a prendere un treno che lo conduca a casa, si imbatte casualmente in Johanne, un amore di gioventù, oggi sola quanto lui.
Giunto al proprio sesto lungometraggio, il norvegese Bent Hamer aggiunge un nuovo tassello ad una filmografia, la sua, che del tema della solitudine ha fatto un vero e proprio elemento cardine. Prendendo spunto dalla raccolta di racconti Only Soft Present Under the Tree del connazionale Levy Henriksen, sceglie di non focalizzare l'attenzione su una singola storia, bensì di intrecciarne diverse: storie di gente comune, normale, alle prese con i propri desideri le proprie sconfitte e la propria (s)fortuna. La carne al fuoco è tanta, dunque, ma il regista di Kitchen Stories e Il mondo di Horten è bravissimo a schivare tutti i rischi che un'operazione del genere comporta: Tornando a casa per Natale si presenta come una carrellata di frammenti di esistenze, di stralci di vita quotidiana, di episodi minimi ma mai superflui, un susseguirsi di scene in prevalenza brevi o brevissime girate con un apparente distacco che ne accentua gli aspetti surreali, e con tatto e leggerezza tali da toccare a più riprese punte di poesia; un'opera breve ma appagante, in cui i buoni sentimenti non hanno nulla a che fare con la melassa ed i luoghi comuni, perché sempre declinati in maniera personale e creativa, e in cui i personaggi principali (nonostante lo schema del film corale imponga a ciascuno minutaggi limitati) sono tutti fieramente tridimensionali: dei perdenti conclamati, certo, ma mai rassegnati, anzi capaci di tradurre la propria disperazione in perseveranza, in voglia di vivere e di esserci. Nessuna delle loro storie resterà incompiuta: ognuna troverà una conclusione cinematograficamente soddisfacente. Anche l'incipit apparentemente fuori contesto, con il cecchino lasciato lì pronto a sparare, troverà il suo senso nell'emozionante finale immerso nell'aurora boreale.
Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival 2010, vincitore del Premio della Giuria per la Migliore Sceneggiatura al Festival di San Sebastian 2010, e valorizzato dalle buone prove degli attori, Tornando a casa per Natale è un piccolo gioiello, un film romantico ma mai melenso, un intimo e accorato inno alla solidarietà.

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