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Crows Zero

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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cazzeggiatore del millennio

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La recensione su Crows Zero

di cazzeggiatore del millennio
6 stelle

L’irruenta adolescenza attraverso l’occhio del maestro.

  In una scuola gruppi di ragazzi se ne danno di santa ragione alla ricerca della conquista dell’intero edificio.

  Un film grottesco che ricalca i tratti del manga originale traducendoli nel linguaggio cinematografico senza sbavature, senza eccedere o tagliare a quel già di per sé delicato modo di rappresentare personaggi e dinamiche. Protagonisti lanciatissimi come eroi legati inesorabilmente al loro destino quasi più come condannati e per questo cinici e spietati. L’estetica è mostruosa e tipica di Miike che neanche un millimetro lascia trascurato, che sia un capello o una maceria sullo sfondo è tutto un gigantesco pugno nell’occhio nella fotografia enorme dal campo sempre profondo e curato dove incurante ciascuno vive a suo modo il proprio destino.

  Non si è mai preparati , che sia una schizzata di sangue o un pungo, le azioni sono vivide e sempre sottolineate proprio nel momento stesso in cui avvngono senza movimenti di macchina o frasi in più, queste cose fanno solo parte dell’atmosfera. Dove vince il più forte, in un posto dove chi resta a terra perde niente però è come sembra e può capitare che uno dei più potenti sia anche uno di quelli che ha perso più battaglie, allora ci si rende conto che sotto quella brutalità c’è molto di più perché una cosa che accomuna gli intenti delle varie fazioni non è mai qualcosa di solido ma di intangibile e profondo.

  Un’ allegoria tutto sommato senza però giustificazioni o attenuanti e se sembra grottesco un gruppo di ragazzi che per il potere se ne danno di santa ragione, tutto si capovolge alla scoperta che fuori dell’istituto una guerra vera sta iniziando fatta però con le pallottole e che va ben oltre le ruvide passioni giovanili.

  Vicenda sopra le righe dove i meccanismi e le gerarchie in un posto completamente folle si rivelano a noi esattamente come al protagonista, dove ogni personaggio ha il suo carisma e le sue sfaccettature capovolgendone il ruolo ogni volta man mano che si prosegue. Un’altra opera visionaria dall’anarchico Miike che come al solito elabora una sceneggiatura già esistente a proprio modo sfoggiando la propria cultura e la propria sensibilità oltre che l’immenso libero e spudorato talento ricco di idee ed invenzioni, ogni santa volta questo genio rende qualsiasi soggetto un lungo viaggio personale e godibile (anche se spesso esageratamente sopra le righe), straordinario diventa il lavoro se si pensa che di film ne fa tipo due o tre all’anno in media.

 

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