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La congiura della pietra nera

Regia di John Woo, Su Chao-Pin vedi scheda film

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La recensione su La congiura della pietra nera

di AndreaVenuti
8 stelle

La congiura della pietra nera  (co-produzione fra Cina, Taiwan ed Hong Kong) è un film scritto e diretto da Su Chao-pin con l'aiuto determinante di John Woo (produttore del film insieme a Terence Chang).

 

Sinossi: Antica Cina, dinastia Ming. Un gruppo di assassini denominati “la pietra nera” e specializzati nelle arti marziali, sono alla ricerca di alcuni resti mummificati appartenenti ad un leggendario monaco buddista; la leggenda vuole che il possessore di tali resti acquisisca poteri mistici incredibili. 

Pioggia Lieve, la più letale della setta, afflitta dai sensi di colpa abbandona e tradisce la pietra nera ma come spesso succede il passato non tarda a ripresentarsi…

A due anni dall’eccelso e lussureggiante La Battaglia dei tre regni, il maestro John Woo ritorna ad impugnare “ufficiosamente” -in territorio asiatico- la macchina da presa; scrivo in questi termini in quanto ufficialmente il film è co-diretto insieme al taiwanese Su Chao-pin (autore anche della sceneggiatura) ma fin dalle prime immagini si intuisce chiaramente la mano di Woo, detto questo è opportuno contestualizzare bene il tutto.

 

Il noto produttore Terrence Chang poco dopo l’uscita del già citato Red Clif aveva deciso insieme a Woo (i due sono grandi amici) di produrre un altro wuxia diverso dal precedente ed interpretato da un personaggio femminile, novità assoluta nel mondo wooiano. 

Una volta attivati hanno trovato terreno fertile a Taiwan (recuperato buone risorse economiche) e deciso di affidare la regia a Su Chao-pin, interpellato fin dalle prime fase produttive. 

 

Detto questo si verifica un qualcosa di insolito, ossia il buon vecchio Woo con la scusa di aiutare sua figlia Angelica sul set (ha una piccola particina) ogni giorno riserva tantissimi consigli al regista, al punto da essere accreditato come co-regista e di contro il taiwanese trovandosi una leggenda sul luogo di lavoro non obietta, svolgendo dunque la mansione di operatore di camera. Ovviamente Woo smentisce di essersi intromesso sulle scelte creative ma la sua mano è talmente evidente che risulta impossibile credergli inoltre conosciamo bene la testardaggine del regista hongkonghese.

Sempre di Woo l’idea di riunire un cast pan-asiatico (aspetto poi riproposto in Manhunt) che comprende taiwanesi (Barbaie Hsu), malesi (Michelle Yeon), cinesi (Wang Xueq, hongkonghesi (Shawn Yue) e sudcoreani (Juang Woo-jung).

La congiura della pietra nera è un wuxia particolare; John Woo abbandona in parte le ambientazioni e costumi sfarzosi del film precedente, privilegiando di più l’azione inserendola però in un contesto quasi noir richiamando incredibilmente i suoi crime-movie, celebri in tutto il mondo.

Fin dalla prima sequenza di lotta emerge lo stile Woo: l’azione è furente, il montaggio serrato è combinato egregiamente con un uso massiccio e funzionale dello slow-motion che presenta svariate funzioni interne, tipiche di John Woo. 

Lo slow-motion in alcuni casi serve a catalizzare l’attenzione del pubblico avvertendolo dell’inizio dello scontro oppure è utile ad enfatizzare il dolore provato da un soggetto o “semplicemente” è uno strumento efficace a spettacolarizzare l’azione. Nel film non mancherà un altro marchio di fabbrica del regista: il flashback chiarificatore.

 

Detto questo stiamo pur sempre parlando di un wuxia, quindi Woo ricorre ad alcuni stilemi tipici del genere dal wirework, tanto amato dall’”amico” Tsui Hark, fino ad arrivare alla presenza di personaggi pittoreschi ed oscuri; a tal proposito interessante citare un assassino della setta chiamato “Il mago”. Sulla carta il soggetto in esame può disporre appunto  di attacchi magici ma alla fine si riveleranno solo trucchi, altro aspetto “ordinario nel wuxia targato Tusi Hark (cito Detective Dee i Quattro Re Celesti)

La congiura della pietra nera oltre a proporre sequenze di combattimento coreografate e dirette alla perfezione, si distingue anche grazie da una serie di tematiche imprescindibili nel cinema di John Woo. 

Nel film assistiamo a diversi tradimenti, elemento cardine nella poetica wooina. Si tradisce poiché spinti dalla brama di potere (il caso de il mago) oppure perché indotti dalle circostanze (la protagonista); il tradimento poi si accompagna spesso alla vendetta, altro marchio di fabbrica dell’autore di Canton. 

 

Nel film inoltre aleggia una certa spiritualità, ennesimo tassello di una poetica coesa e variega. L’elemento religioso spinge alcuni protagonisti a compiere delle scelte precise che tendenzialmente si traducono in veri e propri sacrifici con l’intento di redimersi dai peccati commessi. 

D’altra parte da non sottovalutare la sfera melò che ben si inserisce in tutte queste tematiche

Ragionando ancora con attenzione sul film, si manifesta altresì un’altra componente intrigante relativa al tema del doppio, argomento affrontato dal regista cinese nel suo periodo americano e mi riferisco ovviamente a Face Off con John Travolta e Nicholas Cage ma pure a Mission Impossible II dove attraverso un congegno elettronico un personaggio può prendere le sembianze del viso di un altro.

La tematica del doppio affascina il regista poiché può permettere ad un suo personaggio di cambiare radicalmente vita e, come già evidenziato, redimersi ed abbracciare la retta via ma questo non sarà semplice al punto da rendere necessario l’suo della forza e della violenza.

La congiura della pietra nera non sarà tra i massimi capolavori del regista ma rientra appieno nella sua idea di cinema, oltre a regalare due orette di intrattenimento dalla qualità altissima.

 

 

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