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The Human Centipede (First Sequence)

Regia di Tom Six vedi scheda film

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DeathCross

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Human Centipede (First Sequence)

di DeathCross
9 stelle

Mi aspettavo un gore all'insegna dell'esibizionismo e della violenza autocompiaciuta, invece mi sono trovato davanti ad un'Opera intelligente ed elegante. Attenzione: onde evitare di incappare in spiacevoli spoiler, le anticipazioni più pesanti riguardo alla trama verranno presentate in corsivo e anticipate dall'espressione [spoiler].


Più che gli orrori esibiti, sono quelli suggeriti a sconvolgere maggiormente, puntando soprattutto sull'effetto psicologico dello spettatore, ma quando l'Orrore viene mostrato riesce a disgustare e mettere a disagio anche lo splatterofilo più accanito.
La cura per la messa in scena e per la fotografia, che conferiscono al film un'aura appunto elegante, è valorizzata dal Silenzio che avvolge quasi tutta la pellicola, alternato alle urla disperate delle ininvidiabili vittime: anche la musica è ridotta al minimo, più o meno come accadeva in "Day of the Woman", accrescendo il senso di disagio che l'Autore, Tom Six, vuole incutere nel 'suo' pubblico (quasi che, più che attirare gente in sala, il regista desideri invece respingerla).
I dialoghi, superata la parte iniziale (prologo escluso) sono ridotti all'osso, sostituiti dal Silenzio o dai mugugni causati dall'impossibilità per le due vittime femminili di esprimere parola (e chi conosce un po' il film sa benissimo perché questo impedimento). Quando sono presenti, i dialoghi si riducono o ai monologhi deliranti del nazistoide dottor Heiter, intervallati da urla disperate (come nella presentazione dell'assai discutibile progetto scientifico), oppure sono all'insegna (almeno nella versione in lingua originale) di un multilinguismo babelico: se il dottore alterna al tedesco l'inglese per farsi comprendere dalle due turiste e queste interloquiscono esclusivamente in inglese, la vittima maschile parla (o, meglio, urla) per tutta la vicenda in giapponese, e i due sbirri canuti nel finale invece interloquiscono con l'evidentemente fuori di testa dottore in lingua germanica.

Come 'svela' il giapponese nel finale, il tema principale del film è la Follia del Mondo, una follia che investe tutti i personaggi.
La più evidente è la Pazzia che domina l'intera figura del dottore, il quale utilizza la scienza per deumanizzare l'Essere Umano, trasformando tre diverse individualità umane in un unico shockante pseudo-insetto da ammaestrare, forse perché ritiene che la distruziome fisica e psicologica della Natura Umana possa essere il mezzo, anzi, l'arma con la quale poter uccidere dio e/o la Natura e poterne prendere il posto come Dio della chirurgia.
La mediocrità iniziale delle due turiste ha pure in sé qualcosa di folle, e infatti per questo motivo compiranno le tipiche cavolate dei/lle giovani protagonisti/e degli horror più cliché-dipendenti, come smarrirsi nel bosco in cerca di aiuto affidandosi a personaggi palesemente inquietanti. [spoiler]Ma anche la rinuncia da parte della protagonista principale ad una fuga rapida dalla finestra per andare ad aiutare, inutilmente, l'amica narcotizzata può essere interpretata come un sintomo di Pazzia, anche se buona, altruista.

Nemmeno il giapponese è immune alla Follia, e ciò risulta evidente nel finale, [spoiler] sia per la vita che ha condotto descritta nel suo monologo sia perché, invece di tentare una rischiosa ma comunque possibile (e paritaria) lotta all'ultimo sangue contro il dottore opta invece per un sanguinoso 'harakiri' alla giugulare, dopo aver però messo in luce tutta la Follia del Mondo, inclusa la già trattata follia mitomane del dottore (paragonata dal nostro amico nipponico a quella dei nazisti).
Infine, anche se probabilmente si tratta di una forzatura, ho visto un comportamento folle anche nei due sbirri, sia perché uno beve l'acqua offerta dal dottore, pesantemente indiziato e, come dicevo sopra, palesemente schizzato, sia perché, comunque, optano per seguire rispettosamente la burocrazia poliziesca aspettando un mandato invece di fermare il dottore al primo gigantesco segnale evidente di squilibrio mentale e di colpevolezza, ovvero quando cerca di obbligare lo sbirro più sveglio a bere l'acqua drogata.

 

Pur non raggiungendo, per ovvi motivi, i risultati inarrivabili di "Salò o le 120 giornate di Sodoma" (da cui si distacca anche per stile, genere, approccio etc.), "The Human Centipede: First Sequence" condivide con il Capolavoro pasoliniano, oltre che l'estremismo della follia violenta mostrata e della freddezza anti-empatica con cui son tratteggiati i personaggi, e, soprattutto, una messa a nudo niente affatto banale (ovviamente PPP su ben altri livelli, ma Six se la cava piuttosto bene) del Delirio insito nel Potere, qualsiasi forma abbia: la brama e l'esercizio del dominio sugli altri esseri umani (ma anche su tutti gli esseri viventi in generale) e la brama per l'espansione di tale dominio sono qualcosa di abominevole e antinaturale, e in quanto tale non può portare che all'inevitabile autodistruzione. [spoiler]Il dottore, infatti, morirà ucciso dallo sbirro più sveglio dopo essere stato ferito al ginocchio dal giapponese (gesto con cui la tripletta riuscirà a riportare la lotta vittime-carnefice ad un livello di parità). L'ossessione per il Potere, per il Dominio sui corpi e sulle menti però fa sì che il 'padrone' tenti con tutte le forze di non perdere il proprio status di superiorità, e quindi se proprio deve arrivare ad una distruzione di sé stesso, deve portare alla sua rovina quanta più 'roba' (così l'assuefatto al comando vede ogni cosa, esseri viventi compresi) possibile. Questo potente, questo 'dio umanoide', alla fine, è ridotto a nient'altro che un misero insetto strisciante, come anche la creatura da lui costruita.

Il finale è dunque all'insegna del Sangue e della Solitudine: con la morte dell'amica, distrutta nel corpo e nello spirito dai disagi provocati dalle 'abilità' chirurgiche del dottore, e quindi la perdita dell'ultimo legame umano rimasto (simbolicamente evidenziato dalla stretta di mano, ricorrente nel film, tra le due ragazze), l'ultima superstite si trova imprigionata in una casa di cadaveri, imbottigliata tra due cadaveri e senza possibilità, almeno apparente, di trovare aiuto. E' rimasta completamente sola, e non può nemmeno urlare la sua Disperazione: ridotta a una frazione di un essere metà insetto metà umano (come la Mosca cronenbergiana, il cui discorso finale sembra quasi riecheggiare nel sopra citato monologo del giapponese), ad un terzo di un essere mostruoso subumano, con la bocca incollata al culo di un morto, la misera Lindsay (questo il nome della ragazza) può soltanto mugugnare la Disperazione cui è condannata, e perfino la mdp, occhio dello spettatore, pare voler infierire su questa povera creatura, allontanandosi crudelmente da questo spettacolo desolante uscendo dalla casa e sollevando lo sguardo verso il sole, lasciando che le non-urla soffocate proseguano per un po' anche nei tenebrosi titoli di testa, per poi scomparire nel nulla della non-musica monotonica che accompagna lo scorrere dei nomi.


Probabilmente non ci troviamo di fronte ad un Capolavoro (e perdonatemi il richiamo al Capolavoro di Pasolini), ma la fredda crudeltà mostrata e/o suggerita (per me la scena più sconvolgente infatti è la fustigazione fuori campo del centipede quando il dottore esce dalla piscina) e la cura ammirevole per la resa delle Immagini (mai una ripresa traballante, tutto è fluido è freddo, come la sequenza, dopo l'inizio dell'esperimento, dove la quotidianità statica del dottore è accostata all'immobilità narcotizzata dell'esperimento 'in attesa' di completamento) fanno di questo film una delle Opere cinematografiche a parer mio più interessanti degli ultimi cinque anni, e non solo all'interno del Genere Horror.

 

Da vedere assolutamente, e da discutere.

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