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L'altra verità

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su L'altra verità

di supadany
6 stelle

Questo “Route irish” (il titolo internazionale è decisamente più calzante e simbolico rispetto a quello nostrano) mi ha lasciato un (bel) po’ d’amaro in bocca, sarà che da una firma come quella di Ken Loach mi aspetto sempre tanto, ma soprattutto perché ho trovato il film non da cestinare (anzi), ma comunque privo di vera enfasi, carattestica necessaria a questo tipo di film per non adagiarsi in una meccanicità che rimane un tratto saliente ed ineluttabile.

Frankie è morto sulla “Route Irish”, la strada più pericolosa del mondo, durante una missione di protezione.

Il suo grande amico Fergus (Mark Womack), che lo ha portato con se in terra irachena, vuole vederci chiaro ed indagando per i fatti suoi scopre che le cose non sono andate esattamente come i piani alti vorrebbero far credere.

Ma anche lui deve stare attento a non arrivare a troppo facili conclusioni.

 

 

Opera di Ken Loach che rientra in un ambito più macro rispetto alle sue storie più collaudate, ambientata pur sempre in Gran Bretagna, ma questa volta i risvolti sono legati a fatti internazionali.

La vicenda è di sua natura interessante, un po’ perché tratta di personaggi borderline (scegliere di fare i “mercenari” in terre pericolose per guadagnare velocemente un sacco di sterline è un passo forte e denota caratteri estremi), un po’ perché vi è un intreccio destinato ad allargarsi passo dopo passo.

Purtroppo il vero problema di fondo è che, per quanto non manchino passaggi forti, il regista non riesce a cesellarli con la dovuta incisività.

Così il tutto appare tremendamente meccanico, privo di una reale necessità alla fonte, caratteristica che riempie tutti i migliori film del regista britannico, ed anche quando assistiamo a scene/scelte toste le immagini faticano a rendere il tutto completamente vivo (anzi, vedi per esempio l’esecuzione di Fergus ai danni del presunto colpevole, appare più che altro artificiosa e finta).

Così la parte finale, che avrebbe dovuto distruggere a livello emotivo lo spettatore, non riesce ad emergere completamente, nonostante comunque non lasci del tutto distanti.

Una pecca piuttosto grave, ed evidente, che mina un’operazione che sarebbe potuta essere assai più pregnante, ciò detto rimane un lavoro da non scartare anche se la vera emozione, così come la denuncia ai poteri forti, rimane come soffocata.

Anemico.

 

Ken Loach

Lontano dalle sue prove migliori, in ogni caso non scende a livelli inverecondi, ma lascia un pò di rammarico per aver parzialmente sprecato una cartuccia (ad una certa età il tempo è ancor più prezioso).

Najwa Nimri

Nei panni della donna che viene da lontano.

Pienamente sufficiente.

Stephen Lord

Sufficiente.

Mark Womack

In versione "commando" certamente non è una parte inebriante per quanto poi lui riesca ad essere piuttosto determinato e coinvolto da una questione più grande di lui.

Andrea Lowe

Dona un tocco di femminilità provata che avvicina in qualche modo lo spettatore alla vicenda.

Discreta.

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