Frankie e Fergus sono due amici che lavorano come guardie per una società privata che si occupa di sicurezza in Iraq. Quando Frankie viene ucciso sulla strada che collega l'aeroporto alla Green Zone, la zona franca di Baghdad, Fergus è devastato dal dolore e dal senso di colpa. Poco convinto dalla spiegazione ufficiale decide di indagare per proprio conto e di andare in fondo alla vicenda per scoprire le reali cause e circostanze che hanno causato la morte dell'amico.
Note
Inseguendo l’evoluzione psico-fisica di Fergus, Loach prende le distanze dai suoi personaggi, li manovra su una partitura a tesi, li fiancheggia senza partecipazione emotiva. In una rarefatta atmosfera da sogno, il regista inglese assiste all’evoluzione psicofisica del contractor. La redenzione è impossibile, l’autopunizione inevitabile. E il film, documentario mancato, si perde con le sue buone intenzioni.
Qualche volta accade che un film, invecchiando, diventi più convincente rivelando, col passare degli anni, un'attualità durissima, non prevedibile al momento della sua uscita.
Ken Loach cambia tema e genere ma continua a raccontare il lato meno ricco di glamour dell'esistenza umana. Un bel film non di guerra ma sulla guerra, ingiustamente bocciato dalla critica.
Regia, dialoghi, recitazione ambientazione come al solito perfetti. Quello che manca è il film. Imperano retorica, prevedibilità, macchiettismo. Un Loach spento, tutto volto, come si suol dire, a guadarsi l'ombelico.
Nella lingua italiana il termine mercenario è connotato negativamente, perché rimanda a un’attività non molto onorevole di servizi, generalmente militari, prezzolati dal miglior offerente. Certamente non è estranea a questa scarsa considerazione l’accusa che Petrarca, nella sua celebre Canzone all’Italia muoveva alle milizie… leggi tutto
La rabbia secondo Ken Loach. Non un gesto di stizza, non un raptus dettato dall'ira. Piuttosto un lento ed inesorabile montare dettato da un ineffabile e persistente senso d'ingiustizia. Un'ultima disperata ribellione nei confronti di chi ti vuol far credere solo quello che gli viene comodo, di chi ti nega la verità insabbiando ed usando violenza. Questa la scintilla alla base del plot de… leggi tutto
L'indagine condotta da Fergus sulla morte dell'amico Frankie, contractor inglese a Baghdad per un'agenzia di security, lo porterà a svelare segreti inconfessabili sulle violenze dei mercenari anglo-americani in Iraq e lo spingerà nel vortice di un'atroce vendetta. Confesso di nutrire una enorme nostalgia per il Ken Loach che ho follemente amato negli anni '90 (e che ho avuto il piacere di… leggi tutto
Nella lingua italiana il termine mercenario è connotato negativamente, perché rimanda a un’attività non molto onorevole di servizi, generalmente militari, prezzolati dal miglior offerente. Certamente non è estranea a questa scarsa considerazione l’accusa che Petrarca, nella sua celebre Canzone all’Italia muoveva alle milizie…
E così il Ken Loach che non ti aspetti si cimenta -sempre con eccelsi risultati- col genere thriller. Ma se la struttura cambia, quello che il signor Loach ci racconta/mostra quello no che non cambia. E così siamo ancora una volta costretti a confrontarci con il lato più crudo della realtà, così com'è, senza sconti, senza cuscini per un atterraggio meno…
Fergus Molloy è stato uno dei numerosissimi private security contractors (professionisti che forniscono consulenze o servizi specialistici di natura militare) impiegati in Iraq, dove Frankie, un suo caro amico fin dall'infanzia, è stato ucciso in corcostanze misteriose. Ma il resoconto ufficiale delle circostanze della morte non convince Fergus, che indaga per proprio conto su quanto accaduto…
Che noiosi questi Films che parlano di casini in Terre lontane da noi e con scenari Guerrafondai e/o terroristici o altro di piu' semplice ma lo stesso teppistico,che proprio non m'interessa per niente.voto.1.
Ken Loach continua a raccontare il mondo sporco che ci gira intorno. In questo caso le crudeltà della guerra e le connivenze col potere economico, che cancella ogni barlume di scrupolo e moralità. C'è chi dice no, però. Perché il fatto di andare in Iraq come mercenario non vuol dire rinunciare a sentimenti e umanità. Così la storia di un'amicizia bruscamente interrotta diventa…
Questo “Route irish” (il titolo internazionale è decisamente più calzante e simbolico rispetto a quello nostrano) mi ha lasciato un (bel) po’ d’amaro in bocca, sarà che da una firma come quella di Ken Loach mi aspetto sempre tanto, ma soprattutto perché ho trovato il film non da cestinare (anzi), ma comunque privo di vera enfasi, carattestica…
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Commenti (5) vedi tutti
L'argomento è interessante ma il film è troppo crudo e anche con qualche forzatura
commento di Artemisia1593Qualche volta accade che un film, invecchiando, diventi più convincente rivelando, col passare degli anni, un'attualità durissima, non prevedibile al momento della sua uscita.
leggi la recensione completa di laulillaKen Loach cambia tema e genere ma continua a raccontare il lato meno ricco di glamour dell'esistenza umana. Un bel film non di guerra ma sulla guerra, ingiustamente bocciato dalla critica.
leggi la recensione completa di marcopolo30Regia, dialoghi, recitazione ambientazione come al solito perfetti. Quello che manca è il film. Imperano retorica, prevedibilità, macchiettismo. Un Loach spento, tutto volto, come si suol dire, a guadarsi l'ombelico.
commento di fefySconvolgente!!! per gli aspetti che rivela di queste sporcheguerre:come se ce ne fosse bisogno!!! Sempre grande KENLOACH
commento di fralle