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L'altra verità

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su L'altra verità

di billykwan
8 stelle

La Route Irish è la strada più pericolosa del mondo, ma il percorso che vi intraprende Ken Loach è altrettanto azzardato. Perché questa volta il conflitto bellico non è pretesto per la perdita dell’innocenza o la caduta degli ideali. Non è più tempo di Terra e libertà, nel deserto dell’Iraq non è possibile immaginare Il vento che accarezza l’erba e nessuno si sogna di suonare La canzone di Carla. Quella dell’Iraq è una guerra moderna, non c’è più spazio per l’ideale ma soltanto per il capitale. Oggi più di ieri la guerra è dannatamente sporca e il colore dei soldi è rosso vermiglio. Ma sotto le armi, in chi li possiede di base, ci sono valori che ancora sopravvivono. E’ l’etica che trasforma Frankie in una scheggia impazzita che il Potere non può più controllare. E’ la forza dell’amicizia che spinge Fergus ad affrontare il buio della sua anima. Gli squarci di luce che consentiranno alla propria coscienza di inquadrare un differente punto di vista segneranno pure la sua fine. Giustizia sarà fatta ma come in ogni guerra non mancheranno le vittime innocenti, ma questa volta per Fergus non ci sarà più l’autoassoluzione. Ken Loach affronta tanti argomenti da diverse ottiche. Ci sono i reduci, feriti nel corpo da granate o nell’animo dalla lettera di una madre che chiede il perché della morte del figlio. C’è il punto di vista del soldato che deve essere spietato per sopravvivere e quello del civile che, da un mondo lontano, vede la propria gente soffrire. Ci sono uomini di guerra che si sentono estranei in un mondo di pace. C’è il Potere, incarnato dalle agenzie dei contractor, gestito da individui che vestono come gentiluomini della city. E c’è lo sguardo di Loach, solo apparentemente distante, non ci si lasci ingannare da atmosfere quasi in sospensione, emotivamente fredde, perché quello è il gelo della nostra società. Una società che Loach continua a scandagliare, in maniera forse impietosa, pessimistica, senza speranza, ma questo è il suo cinema, un cinema che rifiuta di volgere lo sguardo altrove per celare gli orrori del mondo.

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