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Svet-Ake

Regia di Aktan Arym Kubat vedi scheda film

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La recensione su Svet-Ake

di OGM
8 stelle

Svet-Ake è un "ladro di luce". E, nel villaggio del Kirghizistan dove fa l'elettricista, arrampicandosi sui pali, di luce ce n'è davvero tanta, tanta da poterla rubare.  E tanto è anche il vento, che solleva una polvere candida dal suolo, accentuandone il chiarore. Quelle nuvole farinose avvolgono la realtà in una nebbia onirica, inducendo, per un istante, la benefica cecità del sogno. L'illusione del nulla è un salutare rimedio per chi, come gli abitanti di quel luogo sperduto, è stato privato di tutto, anche dei soldi necessari a pagare le bollette. Svet-Ake sa come truccare i contatori. Ma possiede anche un ingegno capace di guardare al futuro, ad un domani in cui i suoi compaesani potranno disporre di elettricità gratuita prodotta da grandi eliche, che, montate all'imboccatura della valle, cattureranno l'energia dei turbini di aria in movimento. Può sembrare strano, ma quell'uomo semplice, che è poco istruito e si dispera per il fatto di avere tre bambine e nessun figlio maschio, crede veramente nel progresso, in tutte le accezioni del termine. Ripudia certe tradizioni barbare della sua gente, ma anche quelle moderne forme democratiche che si basano sulla corruzione e su squallidi compromessi col potere. Svet-Ake sogna un mondo libero da ogni genere di dipendenza, in cui il denaro serve per comprare il poco indispensabile, mentre la terra, il cielo, la luna sono patrimonio comune di tutti. Svet-Ake guarda le persone e il paesaggio e forse dietro quegli occhi così fermi, luminosi e profondi, si può scorgere il bagliore di un pensiero ancora indistinto, ma certamente diverso, e rivolto verso un orizzonte lontano, a cui soltanto lui è in grado di arrivare. La sua fede è una ribellione silenziosa alla povertà imposta dalla politica e ai miti mercenari dei falsi profeti. La sua anima è impastata della dura materia delle cose semplici e selvagge, che sono come granelli di ghiaia, incontenibili e graffianti. Alla rabbia contro i padroni che vivono in città preferisce il composto acume di un progetto segreto, che vanifichi tutti i loro ricatti e le loro proposte di compromesso. Svet-Ake non baratta, perché il suo istinto lo spinge a donare, senza aspettarsi niente in cambio. La sua anima basta a se stessa, poiché si nutre di una creatività gratuita e fiduciosa, che non si stanca mai di sperare. Negli ampi spazi aperti della steppa si diffonde l'eco di un'immaginazione sobria, però fondata su un'idea meravigliosa, in cui tecnologia e natura si danno la mano. Tutto ciò che infrange questa armonia è artificioso e perverso, e va rigettato, che si tratti di un antico rituale a sfondo erotico, o di uno sfruttamento commerciale delle risorse ambientali. Ci sono uomini che abitano al di là delle montagne, nella cosiddetta civiltà, che gestiscono autosaloni od organizzano rivoluzioni, e che, a quei poveri contadini, riescono a prendere tutto: una moglie, un terreno, un voto per essere eletti in parlamento. Sono questi i veri furti, che, però, godono del sostegno della legge. Svet-Ake lo capisce, e tace, cercando di opporsi a quella logica coi fatti. Diventerà il martire di una volontà di cambiare rispettosa delle identità culturali e della dignità umana, che indica la strada per migliorare l'esistente e respinge ogni tentativo di piegare un popolo alle altrui manie di grandezza. Una visione riformista, intrisa di spirito ecologico e coscienza storica, racchiusa in un piccolo racconto, dalle tinte sfumate ma dal carattere tenace, che scorre, sullo schermo, come lo sbuffo di un antico, aspro odore campestre. 

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