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L'uomo nell'ombra

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su L'uomo nell'ombra

di Furetto60
8 stelle

Ottimo Polanski

L'ex primo ministro britannico Adam Lang, vive su un'isola negli Stati Uniti, con la moglie,nevrotica e insoddisfatta, la segretaria e le guardie del corpo,alle prese con la stesura della sua autobiografia, viene raggiunto da un ghost writer ingaggiato all'uopo,McAra.Lo scrittore sostituisce il precedente, che è morto cadendo da un traghetto in circostanze misteriose.

Arrivato sull'isola,dopo avere incontrato l'ex premier e poste le basi per la nuova collaborazione, giunge la notizia che l’ex premier verrà incriminato dalla Corte penale internazionale dell’Aia per crimini di guerra,avrebbe avallato la cattura di alcuni terroristi da parte della CIA permettendone la tortura, nel corso del suo mandato.A questo punto cominciano i problemi, e McAra dovrà modificare i suoi progetti,trasferirsi in pianta stabile nell'abitazione e affrettarsi a concludere la biografia,cosi un uomo pacifico,semplice, senza nome, senza famiglia, senza una storia,verrà coinvolto in un pericoloso e  complesso gioco di potere,molto, troppo più grande di lui,segregato in una “prigione” come molti altri personaggi Polanskiani, in pericolo senza che se ne renda conto,per lui inizierà una lenta, inesorabile, inevitabile e irreversibile discesa negli inferi, risucchiato in un vortice che non gli darà tregua, fatto precipitare nel più terribile degli incubi, A fare da cornice a questa prigione a cielo aperto, c’è la natura matrigna, brumosa e plumbea,suggestiva e affascinante ma terribilmente tetra e carica di cattivi presagi,  che come a seguire e a connotare gli stati d’animo e il travaglio dell’uomo, si infuria con vento, pioggia, mare in burrasca, quasi a chiudere un mesto cerchio soffocante e inesorabile, e la musica  che accompagna con note cupe e ansiogene,il calvario di quest'uomo frustrato,che non riuscirà mai  a comprendere fino in fondo il tunnel che ha imboccato,neppure alla fine, perché il desiderio di scoprire la verità, lo obnubila e quando s'illude di aver capito, tutto intorno a lui cambia e gli sfugge.

Film tipicamente Polanskiano,ci sono tutti gli elementi che contraddistinguono le opere del cineasta americano.L'atmosfera clustrofobica,il rimanere ai margini degli  intrighi, limitandosi ad insinuare il sospetto,l'impotenza del singolo, davanti ad un sistema, la solitudine dell'uomo, che non riesce a comunicare i suoi tormenti e i suoi dubbi, la sua alienazione e soprattutto l'ambiguità delle persone,che non sono mai quello che sembrano.Un thriller "politico"solido,dove conta, più che l'azione o la trama,il rapporto tra personaggi e ambiente,il protagonista come "l'inquilino del terzo piano" è incolore, privo di abitazione, anonimo e inquieto,sempre  sul ciglio della verità che non afferra mai.In pieno stile "hard boiled",servito dalla ottima sceneggiatura di Harris, il regista con una connotazione sempre molto personale, offre una bella prova di impegno civile e spy-story al servizio di un cinema di grande qualità.

 

 

 

 

 

 

 

 
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