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The Karate Kid. La leggenda continua

Regia di Harald Zwart vedi scheda film

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La recensione su The Karate Kid. La leggenda continua

di Stuntman Miglio
4 stelle

In Cina vive più di un miliardo di persone ed una buona percentuale di queste non solo pratica regolarmente il kung fu ma ne fa una vera e propria dottrina di vita. Ora la domanda è : se proprio in quel di Pechino viene organizzato un torneo di arti marziali per ragazzini, quante possibilità ci sono che a vincerlo sia un afroamericano con le treccine che si è trasferito sul posto poche settimane prima ?? Nel mondo reale, nessuna. Ad Hollywood le quote aumentano esponenzialmente, se poi aggiungi che il protagonista è il figlio di Will Smith, la remota ipotesi diventa certezza. Il reboot di "Karate Kid" è un filmetto confezionato ad esclusivo appannaggio del giovanissimo figlio d'arte qui alla sua terza prova su grande schermo ed alla prima come protagonista assoluto. Poco importa il fatto che non ci sia una trovata originale o che il soggetto manchi di credibilità, ormai il ragazzino è lanciato nel main-stream e destinato a fare breccia nel cuore di milioni di teen-agers in cerca di emozioni facili. Questo è lo scopo del film, lasciate perdere i dubbi contenuti morali, la filosofia orientale ed i valori famigliari, questi sono tutti sottotesti buttati lì a casaccio sullo sfondo di una Cina che definire "da cartolina" è un eufemismo. Il fulcro di tutto è Jaden Smith che assume le stesse espressioni facciali del padre, che si atteggia da star e che fra un pestaggio e l'altro trova il tempo di corteggiare una coetanea orientale e ballare la break-dance. Attorno a lui gravita un Jackie Chan meno ironico del solito ma che convince, senza strafare, nei panni del mentore tormentato (una sola coreografia marziale per lui che però è anche una delle migliori sequenze del film) e Taraji P. Henson nei panni di una madre sola sui generis. Centrata la scelta del baby-villain locale con Zhenwei Han, una faccia che effettivamente mette soggezione, peccato sia destinato a soccombere. Che altro dire? Lo sviluppo della vicenda è risaputo ed elementare, la messa in scena appena passabile, i combattimenti del torneo finale eccessivamente caricaturati e gli AC/DC in colonna sonora, questa volta, non sono d'aiuto. Stendiamo infine un velo pietoso sull' album fotografico che si apre sui titoli di cosa con tanto di istantanee del protagonista con mamma e papà sul set. Vagamente patetico.

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