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Street of Crocodiles

Regia di Stephen Quay, Timothy Quay vedi scheda film

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La recensione su Street of Crocodiles

di OGM
8 stelle

La storia di questo cortometraggio è un lento percorso di scoperta, che attraversa piano piano l’atmosfera opaca di un luogo proibito, circondato da una nebbiosa patina di estraneità. Il viaggio del protagonista è paragonabile ad una graduale messa a fuoco di una dimensione sconosciuta e ambigua, situata al di sotto della soglia della percezione umana; un’area riservata ed esclusiva, nella quale egli, pertanto, è l’intruso da tenere a bada. Le “cose” che popolano le botteghe in disarmo di una strada abbandonata sono le artefici di una sorta di officina del mistero che, nei bassifondi, al ritmo di un respiro metallico e affannoso, segretamente macina verità inaudite. Sono “loro” a sapere, e l’uomo a non capire, mentre si lascia soggiogare, con stupore timoroso e riverenziale, dai loro bizzarri giochi che mescolano meccanica e alchimia. In questo modo germina, nel sottobosco della nostra civiltà, l’humus di ciò che si trascura e si dimentica: la sua crescita è folle, selvaggia, deviata, e beffardamente si diverte ad insidiare la normalità da cui esso è stato escluso. L’emarginazione è uno scampolo di storia che si è gettato via, che si è creduto di inchiodare nell’oblio, ma che, invece, da un momento all’altro, può rimuovere i rugginosi bulloni della segregazione e ritornare in vita. Allora la logica e la disciplina saltano, come le viti da una cassa, e l’energia si incanala per intero nella rabbiosa volontà di imporre a tutto un nuovo senso, ossia il proprio, ribelle, potente e primigenio, e totalmente refrattario ai compromessi. La discarica è la miscellanea dell’incompiuto, di ciò che ha cessato di servire il proprio scopo eppure non è morto, esiste ancora, non è stato ancora del tutto consumato. Il mondo dei rifiuti è, pertanto, il vivaio delle potenzialità inespresse, che travalicano i soliti canoni di inizio e fine, per indirizzarsi verso un aldilà in cui funzioni e ruoli vanno ripensati ex novo. Street of Crocodiles è una tenebrosa favola di oggetti zombie,  dai tratti spessi ed essenziali, come un disegno  tracciato col dito su un vetro impolverato.  I suoi fantasmi attraversano l’aria come una scarica di elettricità a basso voltaggio: un cupo ronzio che basta appena a sollevare un sottile turbinio di fibre di ferro e granelli di fuliggine, e a disperdere le ceneri delle imprese fallite e delle nostre tragiche - e spesso colpevoli - rinunce.     

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