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Remember Me

Regia di Allen Coulter vedi scheda film

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La recensione su Remember Me

di mc 5
8 stelle

Film piuttosto controverso, almeno a giudicare dalla difformità delle recensioni lette in giro. Alcune lo stroncano senza pietà, altre ne parlano come di una gradita sorpresa. Va da sè che il giudizio sulla pellicola implica una valutazione innanzitutto di colui che del film è l'emblema, nonchè protagonista e produttore esecutivo, l'astro nascente (e idolo di moltitudini di ragazzine in delirio) Robert Pattinson. Ci sono dunque due correnti di pensiero. Critici che sostengono il fallimento di questo tentativo del buon Robert di affrancarsi dall'invadenza del proprio piccolo mito. Altri invece plaudono ad una rivelazione e alle doti -finalmente appalesate- di un giovane attore sulla via di una sorprendente maturazione. Io, per quel che può valere, dico la mia. Il film è più che dignitoso, è credibile e si fa vedere volentieri. Pattinson ce la mette tutta e diciamo che il suo sforzo per migliorarsi è andato a segno per un buon 70%. I margini per una maggiore consapevolezza d'attore "completo" sono ancora moltissimi, dopotutto questo suo personaggio è per certi versi un pò fragile, non è di quelli che si prestino ad una rappresentazione con troppe sfumature. In sostanza lui è bravino, ma la psicologia del personaggio è piuttosto esile e scritta in sede di sceneggiatura in modo un pò convenzionale. Il pregio principale del film è evidente: l'equilibrio quasi perfetto tra due registri dominanti, quello drammatico e quello romantico; e a far da raccordo fra i due, una vena malinconica che si insinua "canagliescamente" nella percezione dello spettatore. Una cosa va comunque ribadita con fermezza per chi non ha visto il film, cioè che non si tratta, nel modo più assoluto, di un prodotto in cui Pattinson si offre in pasto alle fans con furbizia. Certo, in sala, se vi guardate attorno, vedrete per lo più giovanissime trepidanti, ma questo non significa nulla ed era comunque largamente prevedibile. Il suo -questo voglio dire- non è affatto un ruolo ruffiano verso le suddette ragazzine, solo che -come prima accennavo- il tormento interiore e l'inquietudine che lo caratterizzano appartengono in qualche misura ad un preciso clichè cinematografico: quello del "ribelle senza causa", il "James Dean"che vorrebbe trasgredire le regole di una società che gli va stretta, colui che non sarà mai pacificato e che è destinato a convivere col fantasma di un passato con cui ha dei conti da regolare. Abbiamo dunque questo ragazzo ventenne, Tyler, inseguito dal ricordo di un fratello morto suicida, che convive con una sorellina "problematica" e con un padre capitano d'industria burbero e così occupato dagli affari da non avere il tempo (e neanche l'umana dignità) per accorgersi che ha due figli che soffrono come cani e sono abbandonati alla loro solitudine. Poi, dall'altro versante, abbiamo una ragazza dal temperamento forte e volitivo, Ally, figlia di un poliziotto, anche lei abituata a convivere con un ricordo doloroso: quello dell'omicidio della madre da parte di due teppisti, sotto lo sguardo straziato di lei stessa da bambina. Insomma, sono due ragazzi che si sono temprati nel dolore, e il cui percorso da infanzia ad adolescenza si è compiuto nel segno di una difficile elaborazione dei rispettivi lutti. Fatalmente, le loro strade si incrociano. E succede in modo piuttosto singolare, che adesso sarebbe troppo lungo qui raccontare. Eppure ciò che provoca quell'incontro è importante, come potrà constatare chi avrà modo di vedere il film, perchè dai motivi che generano l'incontro nasce un conflitto cruciale che esplode fra i due personaggi. L'aspetto romantico della vicenda è "centrale", poichè lo spettatore viene coinvolto soprattutto dal fatale incrociarsi delle esistenze di due persone che, inconsapevolmente, si stavano cercando l'uno con l'altra, due persone la cui solitudine era speculare, due persone che (come succede a volte nella vita vera) si incontrano come per una sorta di predeterminazione già scritta chissà dove. E quando si vedono per la prima volta, dopo essersi "annusati", capiscono che il sovrapporsi dei loro destini è faccenda inevitabile, evidentemente entrambi tormentati da ricordi troppo ingombranti per non inseguire una propria catarsi, o almeno "tentare" di inseguirla, perchè poi gli ostacoli che la vita frappone ad una loro pacificazione si rivelano quasi insormontabili. E questi ostacoli hanno due volti: quello del padre di Tyler che insiste nella propria mancanza di umana consapevolezza e nel suo essere schiavo del proprio ruolo ingessato, e quello del padre poliziotto di Ally, uomo completamente vittima dell'ossessione protettiva verso la figlia, che lui vorrebbe, per troppo amore, tenere sempre sotto controllo e difendere da quel mondo cattivo là fuori che già gli portò via la moglie. Quando il film si sta per avviare verso la conclusione, però, intervengono alcuni piccoli gesti da parte dei quattro protagonisti che paiono avvicinarli, quasi a declinare verso un possibile lieto fine, nel senso che, pur faticosamente, alcuni angoli sembra che si stiano smussando col prevalere del buon senso. Ma. C'è un "ma" immenso ed inaspettato che (letteralmente) travolge ogni sogno, affonda ogni speranza, annichilisce la volontà degli uomini. Si tratta di un evento finale che ha fatto molto discutere i critici. Qualcuno ha parlato di "ricatto emotivo". Ma qualcun altro si è spinto oltre, esprimendo sulla questione opinioni furiosamente negative, anche ricorrendo a toni accusatori che raramente avevo notato accesi e scatenati a questi livelli. Ecco, lo dico in totale buona fede, io non riesco a cogliere il motivo di tanta veemenza. Personalmente, l'ho trovato un finale talmente doloroso, talmente ineluttabile, talmente riconducibile ad un disagio condiviso, da sortire un effetto sinceramente emozionante. E allora, dove sta il problema? Dove sta il presunto ricatto? E chiedo a voi che mi leggete (e che avete visto il film) ma davvero questo finale vi è parso scandaloso? E, se sì, perchè? Quattro personaggi, dunque, tutti piuttosto difficili e problematici. Nessuno pacificato con sè stesso. Se proprio vogliamo esser pignoli, il ruolo più scontato è proprio quello di Pattinson, ma solo perchè fatalmente si presta più degli altri ad uno disvelarsi convenzionale e ad una scrittura prevedibile. Molto più interessante il personaggio della ragazza (intelligente e matura, preda di dubbi ma sempre molto consapevole nelle sue scelte), e soprattutto il padre, il cui ruolo (proprio in quanto posseduto da una forma quasi patologica di iperprotettività verso la figlia) è quello che più si presta ad una performance attoriale virtuosa ed istrionica. E qui siamo arrivati a parlare di un cast che offre una prova complessivamente molto convincente. Del giovane Pattinson si può dire che se la cava bene e che sono lontanissimi i narcisismi vampireschi, però è anche vero che "una rondine non fa primavera" è che è ancora troppo poco per emettere giudizi di sostanza. La sua compagna Emilie De Ravin è forse anche più brava di lui, aderendo ad un ruolo che prevede una personalità romantica e sensibile ma anche coraggiosa. Piccola parentesi per segnalare la piccola Ruby Jerins, nel ruolo della graziosa sorellina di Tyler: davvero intensa questa bambina ad esprimere il suo quieto ma profondo malessere. E infine due "giganti" che secondo alcuni risultano un pò "sprecati" in un film medio-piccolo come questo. Pierce Brosnan: come al solito e più del solito, autorevole e potente, incisivo come pochi altri. Stessi aggettivi ("autorevole" e "potente") per Chris Cooper, uno dei miei artisti preferiti da sempre, un altro di quegli attori che con un solo sguardo riesce nel contempo a "fulminare" lo spettatore e ad imprimere una svolta ad una storia. Brosnan e soprattutto Cooper, sono due eccellenze assolute di Hollywood, due attori che non ti tradiscono mai e che gratificano chi, come il sottoscritto, predilige un cinema "d'attori". Il film rappresenta anche un affettuoso omaggio alla città di New York, di cui vengono ripresi angoli e spazi inconsueti, tipo un parco dove campeggia una statua di Alice oppure delle gallerie d'arte, non disdegnando però le villette del Queens o gli eleganti uffici di Wall Street. Dopo essermi riletto ulteriori recensioni, sono arrivato alla conclusione che su questo film sono stati emessi giudizi eccessivamente severi. Insomma, io posso anche capire (in parte) le accuse di un linguaggio a tratti retorico e persino melenso, sono piccoli difetti che aleggiano qua e là, ma nel complesso a me è parsa una storia dai risvolti umani sufficientemente sinceri e coinvolgenti, dove gli elementi di artificiosità sono minimi o comunque tollerabili. Chi ama un cinema romantico e di sentimenti, non rimarrà deluso. E quanto a quelle ragazzine che custodiscono i ritratti di Pattinson nei loro diari segreti, beh, non farà certo loro male la visione di un discreto film che, peraltro, di "giovanilista" non ha proprio nulla.
Voto: 8

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