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Il marchio di Dracula

Regia di Roy Ward Baker vedi scheda film

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La recensione su Il marchio di Dracula

di giurista81
7 stelle

 

Quinto capitolo della serie realizzata dalla Hammer, l'ultimo a essere correlato agli episodi precedenti. Pur penalizzato da una prima parte dove si scimmiottano i cliché della saga (Dracula che risorge dal sangue versato, questa volta da un pipistrello, sulle sue polveri; trasformazione, stop-motion, da scheletro a umano; carrozze trainate da cavalli ingovernabili che trasportano i passeggeri al castello; Dracula che ipnotizza le donne con lo sguardo; campagnoli che si riversano contro il castello), Il Marchio di Dracula si riscatta ampiamente nella sua seconda parte.

Girato probabilmente con un budget inferiore ai precedenti (scenografie meno sfarzose e fotografia meno curata), ha il merito, contrariamente da quanto ha scritto qualche critico, di cercare di ripescare soluzioni dal romanzo di Stoker. Si attinge, al solito, dalla prima parte del romanzo ovvero quella che vede Jonathan Harker prigioniero dell'ospitalità del Conte. Anthony Hinds, già sceneggiatore dei precedenti capitoli, ricalca la parte con Dracula gentile che interviene a evitare che il suo ospite venga morso da una vampira. Il Conte, a differenza dei precedenti capitoli, non esce mai dal suo castello, ma appare qua ancora più crudele del solito (Baker ha un certo gusto necrofilo nel mostrare le vittime deturpate del mostro).

Tra le note positive va segnalata l'introduzione della scena in cui Dracula cammina, in verticale e alla maniera di una lucertola, sulle pareti del castello. L'inquadratura di Baker sullo strapiombo che si apre sotto la finestra da cui si affacciano, in momenti diversi, Waterman e Matthews, è una delle più belle del film. Sempre da Stoker arriva l'idea di un Dracula capace di guidare gli animali della notte e di scagliarli contro gli uomini. Qua si serve di pipistrelli aiutanti, che comunicano con lui e lo supportano alla stregua di servi contro i quali i simboli religiosi e persino la Chiesa sono inefficaci. Baker, purtroppo, non dispone di grandi effetti speciali e si trova costretto a ricorrere a pipistrelli posticci. Piace tuttavia la voglia di proporre qualcosa di diverso. Forse ispirato da Gli Uccelli di Hichcock, Baker propone aggressioni grandguignolesche dei pipistrelli, quasi vent'anni prima dalla scena dei corvi di Dario Argento in Opera, mostrando in primo piano l'azione devastante degli stessi sul volto delle vittime. La componente gore è in evidente crescita. Si abbozza anche a un depezzamento condotto dall'aiutante di Dracula, con tanto di cuore gettato in un secchio colmo di acido. Il Conte, come ne Il Principe della Notte, si avvale dei servigi di un suo “operaio” che qua, un po' come nei romanzi dei Racconti di Dracula firmati Morton Sidney, ha un ruolo ambiguo e per questo subisce soventi fustigazioni a opera del Conte (tra cui un'ustione praticata con la lama di una spada incandescente applicata sulla schiena). L'uomo ora aiuta il conte e ora aiuta a fuggire o a salvarsi le damigelle di cui si innamora e con cui sognerebbe di avere un rapporto.

Eccezionale, da un punto di vista visivo, l'epilogo. Tra fulmini e raffiche di vento, Dracula si appresta ad aggredire Jenny Hanley (décolleté notevole debitamente sottolineato dalla presenza del crocefisso) quando sopraggiunge Waterman che gli lancia contro una sbarra acuminata. Hinds introduce, quale evento letale per il vampiro, l'elemento del fulmine, verosimilmente ripreso dall'epilogo del romanzo La Tana del Serpente Bianco (ultima opera scritta da Bram Stoker). Avvolto dal fuoco, Dracula precipita nel dirupo che si apre, proprio come nel romanzo, sotto il suo castello. Molto bella, in questa parte, la fotografia e il make-up sul volto carbonizzato di Lee.

Una conclusione che fa guadagnare punti a Il Marchio di Dracula, indubbiamente il migliore dopo i primi due capitoli, sia per il tentativo di richiamare Stoker sia per lo sforzo di provare a introdurre nuovi aspetti sulla figura. Lee torna a dare un taglio apparentemente gentile e nobiliare al suo personaggio che evita le scompostezze del precedente Una Messa per Dracula. La regia è buona (immancabile sequenza con le camera-car sulla carrozza trainata dai cavalli imbizzarriti), così come la crescente tensione che finisce per attestarsi su apprezzabili livelli. Tra i difetti c'è, sicuramente, l'aria di dejà vù e una sorta di duplicazione della prima parte nella seconda, con il cliché dell'ospitalità che si ripete. Appaiono un po' scollegate, inoltre, le parti che vedono per protagonisti i villeggianti. La sequenza del castello dato alle fiamme è del tutto avulsa rispetto al resto del film, visto che il castello non da alcun segno di tale danno. Da sottolineare, inoltre, che Dracula in questo film diviene dominante persino sulla religione che non riesce a contenerlo come nei precedenti film. Vengono meno inoltre le scene dei paletti e delle uccisioni di vampiri. Qui a uccidere le vampiresse è proprio Dracula, a suon di coltellate. Inoltre, il prete viene travolto all'interno della Chiesa senza alcuna possibilità di difesa. Buono.

 

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