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Il quarto tipo

Regia di Olatunde Osunsanmi vedi scheda film

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La recensione su Il quarto tipo

di Decks
2 stelle

Non c'è via di salvezza per questo brutto risultato, la cui unica utilità può essere quella di far interessare il pubblico più giovane a vicende di cronaca e magari al nome del produttore (Joe Carnahan). Se volete guardarlo, lasciate perdere e mettete "Mistero" su Italia 1 o aspettate i programmi notturni di Focus viste le poche differenze.

Non perderò troppo tempo nella recensione del suddetto film, dato che da appassionato del genere horror lo reputo piuttosto desolante e consiglio a tutti di starvi alla larga.

Altro non trattasi che di un'operazione meramente commerciale; una pellicola nata e prodotta esclusivamente per cavalcare l'onda della fama riscossa dal mockumentary, iniziata con "Paranormal Activity". Come un avvoltoio che spolpa l'ultima carne sull'osso di una carcassa, Osunsanmi effettua una semplice addizione: finto documentario + ufo + Focus e Mistero. Programmi del quale il regista sembra esserne avido consumatore, o possibilmente cercare di sedurre lo spettatore che si accontenta di svagarsi con "Cacciatori di Fantasmi" su D-Max.

 

 

Già ad inizio film grazie a dei brutti effettacci speciali il film si palesa per quel che è: appare una Milla Jovovich che fa quasi ridere per la malriposta serietà epica che gli attribuiscono colonna sonora e regia, presentandoci come al solito la vera storia di fatti terribili. Il buongiorno non si vede sempre dal mattino, ma in questo caso il proverbio calza a pennello: è solo il primo passo per un insieme di sequenze che non si prendono mai sul serio e in particolar modo confusionarie.

Sì, sono il copione e il montaggio caotico che più demoliscono questa pellicola: innumerevoli casi sconnessi che passano sullo schermo e ad ognuno viene posto accanto la persona che realmente ha vissuto queste esperienze; una connessione questa che non fa altro che stroncare la già poca immedesimazione dello spettatore che come tutti sapranno in un film horror è di vitale importanza.

Osunsanmi già poco esperto alla regia, firma pure una brutta sceneggiatura e quasi come se non sapesse più quali pesci pigliare nelle ultime pagine vi aggiunge pure il demoniaco. Chissà perchè mai, vi chiederete, non sarà mica per il motivo che anch'esso è un genere che ultimamente guadagna fior di quattrini?

Insomma, la storia non si regge ed un po' dispiace, soprattutto per il fatto che la faccenda alieni a Nome in Alaska, era pure interessante dato che c'è qualche buono spunto dalla cronaca locale, peccato che il regista abbia rovinato tutto non riuscendo a bilanciare bene né la parte documentaristica né quella orrorifica.

 

 

Sul resto degli aspetti tecnici non mi esprimo oltre, sono tutti, proprio tutti scopiazzature da film più famosi, compresa la fotografia del nostro connazionale Lorenzo Salvatore: non solo tenta di copiare il noto David A. Armstrong, ma per di più il suo prodotto finito è patinato, incompleto e sembra uscito da un programma TV piuttosto che da uno studio cinematografico. Non mi dilungo oltre, ma ce ne sarebbero molte altre da dire.

 

Non c'è via di salvezza per questo brutto risultato, la cui unica utilità può essere quella di far interessare il pubblico più giovane a vicende di cronaca e magari leggendo il nome del produttore (Joe Carnahan) passare ai suoi film ben più interessanti. Se volete guardarlo, vedetevi "Mistero" su Italia 1 o aspettate i programmi notturni di Focus, visto che le differenze sono ben poche e risparmierete senz'altro tempo e denaro.

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