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Questione di punti di vista

Regia di Jacques Rivette vedi scheda film

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La recensione su Questione di punti di vista

di FilmTv Rivista
8 stelle

Una donna in panne su una strada di campagna. Una Porsche la supera, poi torna indietro, e dall’auto scende un uomo. I due non si parlano, lui maneggia un po’ nel cofano, fa ripartire il motore e se ne va. Si ritroveranno poco dopo, in un paesino della campagna francese nei pressi di Montpellier. Lei è Kate (Jane Birkin), figlia del proprietario (scomparso) di un piccolo circo molto artigianale. Ha ripreso le redini dell’impresa dopo quindici anni di assenza, perché il suo amato di allora ha perso la vita in un numero spettacolare e terribile cui lei ha assistito. Lui è Vittorio (Sergio Castellitto), uomo d’affari italiano diretto in Spagna, incuriosito dalla bellezza raffinata e austera di Kate e da questo composito gruppo di appassionati professionisti della pista. Simpatico cialtrone ficcanaso, s’insinua nella famiglia, per una manciata di giorni, alla ricerca del mistero del passato di Kate (che Vittorio apprende, insieme allo spettatore, dai racconti degli altri) e della magia della rappresentazione del circo, che lo affascina potentemente. L’ultimo film dell’ottantunenne Rivette esce da noi con un titolo generico che non rende giustizia all’enigmaticità degli intenti. A parte la chapliniana, meravigliosa sequenza iniziale descritta sopra, infatti, il film, coerentemente al resto dell’opera del padre della Nouvelle Vague, imbocca subito una strada intellettuale, metaforica, antinarrativa. Il filo rosso che lo collega agli altri è la teorizzazione del potere catartico dell’arte, che qui passa attraverso l’indagine di Vittorio nel lavoro del circo e nel trauma vissuto da Kate. Per dare un’idea, è il genere di film in cui si sentono dialoghi del tipo «che i draghi della nostra vita siano forse principesse che aspettano di essere liberate?». A bilanciare tanta sublime astrazione c’è il talento attoriale di Castellitto (alla seconda prova con Rivette dopo la parentesi pirandelliana di Chi lo sa?), che si manifesta anche nelle scene più ellittiche, criptiche, e soprattutto quando si libera – sogno di ogni attore – nella pura improvvisazione.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 37 del 2009

Autore: Raffaella Giancristofaro

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