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Questione di punti di vista

Regia di Jacques Rivette vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Questione di punti di vista

di mm40
4 stelle

Una co-produzione italofrancese (con il contributo, fra gli altri, del nostro ministero dei Beni culturali) per l'ennesimo ritorno di Rivette sui suoi passi: ormai girata la boa degli ottanta (classe 1928), il regista francese non ha ancora nessuna intenzione di desistere dai suoi intenti di ricerca e di omaggio. Ricerca sul cinema e nel cinema: a partire dalla frammentazione della narrazione in tanti minuscoli blocchi logicamente consequenziali, ma nella sostanza dell'intera sceneggiatura ininfluenti l'uno con l'altro, come se il film constasse di una serie di episodi indipendenti tratti dalla stessa storia e con i medesimi personaggi; e omaggio all'arte come 'compagna di vita': non soltanto al cinema, ma a qualsiasi forma di rappresentazione del mondo attraverso la creazione artistica (nello specifico qui si sta parlando del circo, legato al cinema da innumerevoli precedenti, da Fellini a Cecil B. de Mille a Bergman). Come duo di protagonisti torna una coppia di interpreti già utilizzati da Rivette: la francese Birkin (L'amore in pezzi, La bella scontrosa) e l'italiano Castellitto (Chi lo sa?); quest'ultimo si aggiunge poi in sceneggiatura a Shirel Amitay (già assistente alla regia in alcuni precedenti film di Rivette) e al trio ormai solido formato dal regista e da Pascal Bonitzer e Christine Laurent. La predominanza femminile sulla scena, altra caratteristica tipica di Rivette, è garantita nel numero dal trio di donne che gestiscono il circo e nella forma dall'impenetrabile figura del personaggio affidato alla Birkin; se il segreto che si cela dietro a Vittorio/Castellitto (chi è? da dove viene?) è in fondo un clichè e in quanto tale non interessa più di tanto lo spettatore, certo il mistero di Kate/Birkin (che è successo nel suo passato di tanto drammatico da farle abbandonare per anni il mondo del circo?) è ben più strutturato e quindi affascinante. Inutile a dirsi, non ci sarà risposta per nessuno: la risposta è nell'arte, semplicemente, nella creatività che ci permette di sfogare frustrazioni, ansie e di realizzare i sogni ad occhi aperti. Il ritmo, nonostante la durata insolitamente contenuta (neppure novanta minuti), vacilla, i momenti morti sono parecchi e non sempre i dialoghi lasciano il segno. 5,5/10.

Sulla trama

Vittorio, turista italiano, si ferma per caso presso il circo in cui lavora Kate, donna di mezza età dal passato torbido, e fa con lei amicizia. Nel circo, che sta andando in declino, lavorano anche la sorella e la figlia di Kate; mentre Vittorio cerca di indagare sui misteri della famiglia della donna, viene richiesto per sostituire un clown.

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