Regia di Jim Sheridan vedi scheda film
"Brothers" è un remake di un film danese di Susanne Bier, che, personalmente, non ho visto. Detto ciò, penso che "Brothers" di Sheridan sia una pellicola densa ed emozionante che non abbia da passare inosservata. Per quanto mi riguarda essa è un film sia sul "ritorno", il rientro e reinserimento dopo una guerra che (finalmente) viene evidenziata come insensata anche nello stesso film; oltre che sulla famiglia. Infatti, viene analizzato il rapporto fra Sam, patriottico e uomo di valori, e il dissipato fratello Tommy: lontani all'apparenza, ma riavvicinati prima dalla notizia della morte di Sam (in realtà prigioniero dei talebani), periodo in cui Tommy starà vicino a Grace e alle due figlie del fratello, rendendosi conto dell'importanza di appartenere a qualcuno. Poi, al rientro in patria di un Sam affranto e tormentato, sarà Tommy a aiutarlo e a impedire che suo fratello si lasci andare ad un gesto disperato, proprio per amore del legame che li unisce e che poco a poco si intuisce in qualche sequenza del film. Gyllenhaal (Tommy) dà un'ottima prova, ancora di più Maguire (Sam), che tornerà mutato e assillato dai drammi della guerra. La cosa che colpisce è la trasposizione sul piano socio-familiare di questi drammi: Sam non riuscirà a parlarne con Grace (Portman, convincente nel suo ruolo melodrammatico), ma la colpirà solo con la gelosia verso un'ipotetica relazione sessuale intrapresa con il fratello nel periodo della sua assenza. Solamente in un toccante cameo finale, Grace, dichiarando per l'ennesima volta il suo amore a Sam, riuscirà a fargli confessare l'orrore compiuto-subito durante la prigionia talebana e in quell'abbraccio (con riflessione fuori campo circa l'orrore della guerra e la sua inutilità) ci sarà il vero "tutto" del film.
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