Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Nanni Loy ci descrive l'Italia del boom, le sue contraddizioni e gli effetti 'collaterali' di tale benessere appena raggiunto. Sfortunatamente da al film una struttura estremamente frammentaria che mina in partenza la buona intuizione avuta. VOTO: 4
Nanni Loy, altrove autore davvero brillante, monta su una sorta di collage fatto di storie e ministorie, alcune durano davvero pochi fotogrammi, attraverso le quali vorrebbe fotografare l'Italia del boom, le sue contraddizioni e gli effetti 'collaterali' di tale benessere appena raggiunto (da molti ma non da tutti, evidentemente). Osservatore molto acuto, anche in questa occasione è bravo nel captare il momento, nel leggere ed interpretare correttamente il nucleo della questione. Peccato che con ciò iniziano e finiscono i meriti di “Made in Italy”, film tarato a monte da una struttura troppo troppo frammentaria. Gli episodi sono infatti non tre o quattro, come era solito in operazioni simili, ma ben 27, probabilmente un record. Come già detto, alcuni sono veri e propri film nel film, altri (la maggior parte) sono scenette brevissime, delle istantanee insomma. E sebbene tale escamotage potrebbe essere valutato positivamente in quanto innegabilmente originale, finisce invece col dare all'intera operazione un senso di incompiutezza. Inoltre lo humour latita, e uno solo degli episodi, quello con Nino Manfredi e le sue disavventure kafkiane con la burocrazia, risulta secondo me pienamente riuscito. Il cast è composto dalla creme de la creme del cinema italiano dell'epoca, ma sono tutti impegnati in parti davvero brevissime.
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