Espandi menu
cerca
Agora

Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film

Recensioni

L'autore

berkaal

berkaal

Iscritto dal 16 giugno 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 20
  • Post -
  • Recensioni 439
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Agora

di berkaal
8 stelle

Potrei liquidare la questione in poche parole: andate a leggervi la recensione di Snaporaz, non potete trovare di meglio. Se invece avete intenzione di scendere di livello, potete continuare la lettura.

Il film è pieno zeppo di difetti: gli anacronismi storici (Ipazia aveva una sessantina d'anni all'epoca degli avvenimenti, molti fatti sono opinabili e qualche personaggio inventato di sana pianta), l'intreccio amoroso che tocca sorbirsi (business, come dicono a Caltagirone), la sceneggiatura spesso gracile, le ricostruzioni degli ambienti ora oleografiche ora improbabili, digitalizzazioni ed effetti vari perlomeno scontati, qualche interprete e qualche interpretazione poco convincenti (Oreste, in particolare), ed in generale una patina, una levigatura che probabilmente servono a rendere appetibile la pellicola ad un pubblico poco impegnato.

Ma affermare, come fa qualcuno, che il film, per i motivi dianzi riportati o per altri che suonano risibili, sia un brutto film, è come dire che qualcuno dice cose sbagliate perché ha l'alito che puzza. O è spettinato. O è vestito male. Nella fattispecie, non ha senso soffermarsi sui vizi di forma, ma prestare attenzione unicamente alla sostanza, per la sua valenza rivoluzionaria, a quasi duemila anni di distanza, e per il messaggio (spiace ricorrere a questo termine caduto in disgrazia) che dovrebbe essere difeso e tutelato come il sacro fuoco delle Vestali. Non si irrigidiscano i cristiani, il film dimostra come tutte le religioni, ed in particolare quelle che hanno come scopo la conquista del mondo, siano la peggiore calamità che abbia colpito l'uomo nella sua storia, perché se la sete di ricchezza e di potere, per quanto sia esecrabile, è purtuttavia comprensibile, l'uccisione di milioni di persone per il solo fatto della loro appartenenza ad una diversa religione non lo è affatto, è totalmente priva di senso. E la religione, come le peggiori dittature, si nutre di ignoranza, superstizione, violenza, sopraffazione, intolleranza. La religione è di conseguenza antitetica alla ragione, alla cultura, alla scienza, alla tolleranza, al dialogo, alla pace. Mi si consenta di rafforzare il concetto con le parole molto più alate e prestigiose di Max Simon Nordau:

Dio è il nome che dall'inizio dei tempi fino ai giorni nostri gli uomini hanno dato alla loro ignoranza.

Ma c'è dell'altro. In un periodo in cui imperversano veline, escort, meteorine e tutti gli altri appellativi che abbruttiscono la figura della donna la cui unica ragione di vita sembra sia diventata lo shopping, il personaggio di Ipazia dovrebbe essere il vessillo sotto il quale andare alla riscossa e conquistare una dimensione consona al ruolo del genere femminile. Ipazia che anticipa Galilei, Ipazia che rinuncia all'amore per la ricerca, Ipazia libera e indipendente, Ipazia che non si piega, che non si arrende alle regole dettate da un mondo maschile. Ma non si è sentito alcunché di tutto questo. Probabilmente ha già vinto lo shopping.

Sulla trama

Alessandria d'Egitto, IV secolo d.c., Ipazia è matematica, filosofa, astronoma, sostenitrice della pace, del dialogo, del primato della cultura, ma si trova invischiata nelle lotte tra opposte fazioni religiose ed oggetto delle pulsioni amorose di tre innamorati. Nonostante questi pericolosi ostacoli, non ha alcuna intenzione di scendere a compromessi e rinnegare la propia fede nella ragione.

Su Alejandro Amenábar

Non è Murnau, non è Lubitsch, non è Bergman. Per il capolavoro occorreva tutt'altro. Peccato, poteva fare molto meglio.

Su Rachel Weisz

Affascinante, nonostante sembri struccata, energica quando occorre ma tenera e delicata. Buona interpretazione.

Su Max Minghella

Interpreta lo schiavo Davus innamorato della padrona, purtroppo per lui personaggio completamente inventato, da TV movie. Non se la cava male, ma è una corsa ad handicap.

Su Oscar Isaac

Interpreta il prefetto Oreste, personaggio storico, nel film altro spasimante di Ipazia. Bellezza inflazionata, scontatissimo, sarebbe perfetto per un fotoromanzo di Grand Hotel.

Su Ashraf Barhom

E' Ammonio, il fanatico monaco parabolano, che colpisce Oreste con una pietra, citato da Socrate Scolastico. Ruolo tosto, attore interessante.

Su Michael Lonsdale

Interpreta Teone, padre di Ipazia. Tutto nella norma.

Su Rupert Evans

E' Sinesio, personaggio storico, prima discepolo d'Ipazia e segretamente innamorato, poi vescovo subdolo e portato ai compromessi.

Su Richard Durden

E' Olimpio, schiavo di Ipazia che la assiste nelle sue ricerche. Forse ne è innamorato pure lui. E sarebbe il quarto.

Su Sami Samir

E' Cirillo, vescovo infido, scaltro, potente, realmente esistito. Assomiglia a Sandokan.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati