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Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film

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Mr Kleinman

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Agora

di Mr Kleinman
4 stelle

 Amenabar ha osato un po’ troppo. Non tanto per l’anticattolicesimo o per l’aver modificare la Storia (dubito che il pubblico medio possa far differenza tra Tolomeo e Keplero) ma per avere creato una storiella collaterale che prosciuga il fascino potenziale del film. Purtroppo non ci risparmia nemmeno l’amore impossibile che questa donna esercita nei due personaggi maschili, finendo così per stravolgere l’unico fatto storicamente vero: ovvero la sua uccisione. Nel film è il personaggio inventato di Davos, ex servo di lei innamorato dall’inizio, che per risparmiarle l’atroce morte, la soffoca amorevolmente dicendo poi ai compari che è svenuta. La mandria di cristiani quindi comincia a prenderla a sassate e il film si conclude, risparmiandoci la brutalità di quello che successe poi e informandoci che Cirillo, il vescovo che spinse a questo gesto estremo, fu santificato e proclamato dottore della Chiesa.

In effetti uno dei veri problemi del film è lo spazio eccessivo concesso al personaggio di Davos, ex schiavo che vede nel cristianesimo la possibilità di diventare un uomo libero e uguale agli altri. Prima frustato dagli egizi perché cristiano, diventa persecutore di egizi ed ebrei perché non cristiani.

In ogni caso, Davos è inventato, ma verosimile.

Semplicemente inaccettabile invece il fatto che Ipazia  venga ripetutamente mostrata al lavoro sulla sua inesistente scoperta e vengano invece praticamente ignorate le sue vere invenzioni.

Si tratta comunque di errori storici, che potrebbero essere separati dall’esito estetico o sociale del film.

Ma anche dal punto di vista tecnico la pellicola appare più volte indifendibile: l’Alessandria ricostruita a Malta non compete con le ultime ricostruzioni hollywoodiane e perfino le musiche del premio Oscar Dario Marianelli (sue le bellissime colonne sonore di Espiazione e Orgoglio e Pregiudizio) si rivelano invadenti e del tutto inadeguate.

A salvare l’operazione c’è Rachel Weisz, ammirevole nel rendere vero e vivo il suo bellissimo personaggio.

Per quello che riguarda la sua portata ideologica occorre dire che è efficace e affascinante nell’ultima mezzora, ma per i precedenti 100 minuti è un colossal insipido e maldestro che segna il primo passo falso di un regista finora in costante crescita come Alejandro Amenábar.

Sulla colonna sonora

Orribile. Del tutto inadeguata

Cosa cambierei

Troppe cose

Su Rachel Weisz

Bravissima

Su Max Minghella

Troppo enfatico

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