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Giù al Nord

Regia di Dany Boon vedi scheda film

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La recensione su Giù al Nord

di scandoniano
8 stelle

Un direttore delle poste della Francia Meridionale, in seguito ad un barbino tentativo di ottenere un trasferimento voluto fortemente dalla lunatica moglie, viene destinato al Nord. Qui, pieno di preconcetti verso una terra fredda ed un popolo bigotto, si ricrederà circa usi e costumi della gente del posto, in realtà magnanima e molto più vicina ad uno stile di vita “normale”.

Il fenomeno dell’anno “Giù al Nord”, campione di incassi in Francia, è una commedia frizzante e piacevole. Dany Boon, autore della sceneggiatura, regista ma anche co-protagonista, mette in scena un film originale e sostanzialmente divertente, che gioca sul vecchio cliché dei pregiudizi campanilistici, seppur trattandoli in maniera del tutto scanzonata e senza moralismi di sorta. Il film è un grosso spottone (non a caso sono fioccate le sovvenzioni pubbliche perché il film venisse girato secondo certi canoni) che ha provato a rilanciare il turismo francese (che evidentemente non è solo Costa Azzurra e Parigi) in favore di zone semisconosciute, con le proprie peculiarità e i propri tesori nascosti.

Inevitabile il paragone col suo clone italiano “Benvenuti al Sud”, uscito due anni dopo e con un successo di pubblico altrettanto clamoroso. Il nostrano è forse più divertente e anche meno angoscioso (gli abitanti di Castellabate parlano campano, non una lingua vicina a quella dei cavernicoli come a Bergues). La scelta della versione italiana, coraggiosa ma non sappiamo quanto felice, di non tradurre il dialetto degli abitanti di Bergues con una qualsiasi delle parlate regionali italiane, è una peculiarità del film che alla fine lo caratterizza alquanto.

Un paio d’ore di piacevole compagnia, ma per chi ha visto l’epigono italiano, questo “Giù al Nord” da cui la commedia di Luca Miniero ha copiato financo le inquadrature (tanto che i film sono identici per un buon 80%), è una continua sensazione di deja vù (come d’altronde accade a chi ha fatto il percorso inverso), con poche ma significative differenze che, probabilmente per via di una maggiore assonanza culturale, fanno vincere il prodotto italiano, seppur solo “ai punti”. Questo sul piano della messa in scena, dunque senza calcolare che “Giù al Nord” è un prodotto originale (ragionare sulla sua bontà è solo un passo successivo), mentre il film con Bisio e Siani è null’altro che un clone, per cui il confronto non è nemmeno lecito da farsi!

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