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Defiance. I giorni del coraggio

Regia di Edward Zwick vedi scheda film

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La recensione su Defiance. I giorni del coraggio

di FilmTv Rivista
4 stelle

Un film di guerra che sembra un horror. La foresta come set privilegiato dell'azione ma anche come luogo di isolamento. Edward Zwick trasforma una storia realmente accaduta in una specie di allucinazione prolungata, piena di zone d'ombra e inquietudini nascoste. Nel 1941, mentre le armate tedesche stanno invadendo l'Europa orientale, i tre fratelli Bielski si rifugiano in un fitto bosco che conoscono sin dalla loro infanzia e qui iniziano una disperata ma ferrea resistenza contro le truppe naziste: alla fine salveranno la vita a circa 1200 ebrei. Tratto dal libro Defiance: the Bielski Partisans di Nechama Tec, la pellicola conserva i residui documentaristici solo all'inizio, in cui si vedono le immagini in bianco e nero di Hitler con il braccio alzato e l'invasione della Bielorussia. Poi Zwick (che ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Clayton Frohman) trasforma il film in qualcosa d'altro, portando sullo schermo una vicenda di eroi imperfetti che agiscono su uno sfondo filmato come se fosse surreale, quasi l'emanazione visiva di un incubo. La claustrofobia di Defiance riporta alla mente quella “aldrichiana” di Non è più tempo di eroi. Magari Defiance non ha la tensione quasi epidermica di quel film, ma riesce a essere comunque estremamente denso da un punto di vista emotivo, capace di trasformare, attraverso la fotografia di Eduardo Serra (uno dei collaboratori abituali di Chabrol e Leconte), la foresta in una specie di squarcio onirico in cui il nemico è nascosto ma del quale si avverte il respiro come in quella di Boorman in Un tranquillo week-end di paura. Zwick riesce a dare al suo film un autentico respiro epico senza scivolare nella retorica come gli era già riuscito efficacemente in Glory e, in parte, in L'ultimo samurai. Ciò è evidente soprattutto nelle scene di massa e in particolare in quella specie di esodo collettivo sotto la neve in cui emerge un grande Daniel Craig che sembra caricarsi addosso tutto il dolore, la rabbia ma anche lo spirito di resistenza del suo personaggio.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 4 del 2009

Autore: Simone Emiliani

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