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Funny Games

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Funny Games

di scandoniano
7 stelle

Una coppia di ragazzi si presenta un giorno alla porta di una normale famigliola, appena giunta in vacanza nella loro casa sul lago. I due si riveleranno degli schizofrenici che terranno in scacco la famiglia con drammatiche conseguenze…

“Funny games – Possiamo iniziare?” è un fulgido esempio di thriller claustrofobico che basa il suo meccanismo orrorifico sul terrore che può scaturire dalla lucida follia omicida. La violenza silente del duo Pete-Corbet, gemelli del sadismo serafico vestiti come tennisti di Wimbledon, funziona proprio perché nell’irreale silenzio della tenuta lacustre della coppia Roth-Watts, i loro sporchi giochi da spietati aguzzini, serviti con dovizia (e tanto di guanti bianchi) ma anche con calma olimpica, con tanto di lucido senso del tempo e perfette precauzioni, lavora lentamente ed inesorabilmente, senza che nulla attorno possa far nulla. Il cast è perfetto (soprattutto Michael Pitt e Naomi Watts), la tensione non cala mai, le invenzioni del regista (come il rewind o il parlare in camera di Paul) sottolineano che la follia dei due giovani può essere di natura videocratica e la loro violenza è decisamente ammantata di sfumature pop. Tim Roth, immobilizzato ed impotente per buona parte della pellicola, ritorna a rivivere l’incubo che fu di mister Orange in “Le iene” (Quentin Tarantino, 1992).

Il film è un rifacimento shot-for-shot creato per il mercato anglofono (non a caso nel finale si palesa la scritta “Funny games U.S.”) del film che lo stesso Michael Haneke girò nel 1997. La motivazione è una presunta inadeguatezza dell’originale ad un mercato, quello americano, solitamente propenso alle tematiche ed alla violenza, ma che era stato penalizzato, secondo la convinzione dello stesso Haneke, a causa della lingua originale tedesca.

Buon thrilling e buon cast anche se il ritmo complessivo è eccessivamente (ma forse necessariamente) sincopato.

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