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Fido

Regia di Andrew Currie vedi scheda film

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La recensione su Fido

di Peppe Comune
7 stelle

Stati Uniti, anni cinquanta, a causa di una strana nube tossica i morti ritornano in vita. Per risolvere il problema ci sono due modi : o tagliare la testa al defunto e fare il funerale solo a quella, oppure addomesticare gli zombi. A questa soluzione ci ha pensato la Zomcon, il cui centro operativo della cittadina di Willard è capitanata dal Mr.Bottoms (Henry Czerny), un eroe pluridecorato nella guerra agli zombi. L'azienda è leader indiscussa nel settore per aver creato uno speciale collare che messo al collo dei morti viventi li ammansisce al punto da trasformarli da pericolosi divoratori di carne umana a servizievoli collaboratori domestici. Così, nella ridente e verdeggiante cittadina si vedono zombi tutti in giro : c'è quello che consegna il latte e l'altro i giornali, i collaboratori scolastici e i netturbini. Diventa uno status symbol imprescindibile, ogni famiglia che si rispetti deve tenerne almeno uno. Ne è convinta anche Helen Robinson (Carrie-Annie Moss) che riesce ad avere il suo zombi nonostante le resistenze del marito (Dylan Baker) che per loro ha una vera e propria fobia. Il figlio Timmy (K'Sun Ray), invece, gli si affeziona, lo chiama Fido (Billy Connolly), con lui può vincere la solitudine e prendersi le sue rivincite contro due bulli che lo vessano continuamente.

 

 

"Grazie alla Zomcon possiamo essere tutti membri produttivi della società, anche dopo morti". Questo recita la voce fuori campo del cinegiornale che apre il film spiegando l'origine di tutto. In pratica la Zomcon porta il "sogno americano" al massimo del sua capacità concettuale garantendo altissimi livelli produttivi con il minor costo sociale possibile : aumentando il potenziale umano disponibile migliorando al contempo la percezione di benessere. In fondo, questo è "Fido" del canadese Andrew Currie, un film che dietro l'apparente svagatezza di un opera che sembra fine a se stessa, di quelle fatte ad uso e consumo per le famiglie e normalmente trasmesse nei pomeriggi vacanzieri, satireggia su taluni aspetti che hanno permeato nel profondo il modo di essere della middle-class statunitense. Lo fa in modo neanche tanto nascosto, con intelligente ironia e con tono quasi favolistico, non mancando di partorire il suo lieto finale dopo lo sferzante apologo in salsa fantasy. Si usa l'espediente dei morti viventi per far emergere le potenzialità orrorifiche che possono scaturire da una società perfettamente cloroformizzata (come vuole l'Horror che si rispetti) mostrando l'incontro-scontro tra i mostri reali e quelli potenziali. Si parla della sindrome del nemico che ha sempre avuto un ruolo centrale nella politica statunitense, della pulita e cloratissima provincia americana la cui efficienza è garantita dalla repressione di ogni agente disturbatore ("Punire, il modo migliore per risolvere tutti i problemi", questo è il motto di Mr Bottoms) e della tendenza ad addomesticare il "mostro" salvo poi accorgersi di aver covato una serpe in seno. Insomma, si parla della differenza tra l'apparire e l'assere, tra l'inaffettività che scaturisce dietro ogni idea di ordine perseguita con ossessiva programmaticità ("I sentimenti non sono importanti. Restare vivi è ciò che conta", dice il padre di Timmy al ragazzo nel mentre gli consegna una pistola ancor prima che questi abbia compiuto i "canonici" dodici anni), e l'aiuto disinteressato che può arrivare da un "diverso". Si parla anche di sentimenti e di amicizia, tutto in maniera scanzonata, facendo riflettere mentre il film scorre leggero, mostrando del sangue vivo imbrattare le strade plastificate di una cittadina modello. E' stata davvero una gradevole sorpresa questo film, di quelle che arrivano inaspettate, che ti appagano con la semplice onestà d'intenti e ti gratificano con la sola incisività dei contenuti. Consigliato vivamente. 

 

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