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Lezioni di felicità. Odette Toulemonde

Regia di Eric-Emmanuel Schmitt vedi scheda film

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La recensione su Lezioni di felicità. Odette Toulemonde

di gabriargento
4 stelle

La commessina dalla famiglia “strana” che vive in una casa popolare in realtà sogna e dà consigli a destra e a manca; lo scrittore di successo invece è insoddisfatto, vicino alla depressione. Quando lei, appassionata dei suoi libri, gli fa autografare il suo ultimo lavoro, non riesce manco a dire correttamente il suo nome dall’emozione. Ma i due avranno occasione di rincontrarsi e di iniziare a conoscersi meglio…

A leggere le critiche, Odette Toulemonde (da noi intitolato Lezioni di felicità, da una frase pronunciata nella pellicola) non è né piaciuto e né è stato distrutto. Anzi, l’atmosfera è quella di un’accoglienza indifferente, perché il film è caruccio, superficiale ma divertente, e soprattutto sottolineerebbe le differenze tra il popolo parigino vivace e la ricca borghesia in depressione.

Premettendo che questo “affresco sociale” (per qualcuno quasi zavattiniano, grazie anche alle musiche del nostro Nicola Piovani) lascia sinceramente in tempo che trova, Lezioni di felicità è una gran bella bufala. E guai a paragonarlo ad Amélie, che piaccia o non piaccia era un godibilissimo confetto.

Qui il confetto è andato a male. Su di lui si è imposta una patina laccata che annulla la simpatia dalle prime immagini, producendo una sensazione continua (e dura davvero dall’inizio alla fine) d’irritazione non indifferente. Invece di citare Zavattini o Jeunet, perché non fare un discorso terra-a-terra?

Lezioni di felicità è lunghissimo, noioso, strappa a stento la risata (il migliore è il personaggio di Gesù) e spesso lascia a bocca aperta con alcuni siparietti al limite del sopportabile. Per non parlare della figura del critico letterario, che si trova a dire le peggiori cose sul “Moccia francese” interpretato da Albert Dupontel (visto di recente, ma non in Italia, in Chrysalis), salvo poi scoprire che lo fa perché va a letto con sua moglie e non per obiettività critica.

E che dire di Odette, interpretata da Catherine Frot? Lei è brava: è il personaggio, a volte anche simil-Mary Poppins, che a volte è fastidioso. Sparge zucchero ovunque, sogna con tramonti dipinti alla parete in camera da letto, si alza “tre metri sopra il cielo” ogni volta che è euforica. Mentre il figlio, ordinatissimo diciannovenne parrucchiere, dichiaratamente gay, cambia ragazzo ogni due per tre e prima di dormire legge riviste porno (sic), e la figlia è una buzzurrona più maschile del fratello.

La fiera dello stereotipo, alla fine. Si dirà che è funzionale alle gag del film, si dirà che il confetto dev’essere zuccheroso e superficiale fino in fondo affinché possa far ridere e sorridere: ma l’effetto è tutto il contrario. Che del film non si sia detto il peggio, o che almeno nessuno l’abbia fatto, lascia piuttosto perplessi. Voto: 3

Sulla colonna sonora

Dignitosa.

Cosa cambierei

Uff.

Su Aïssatou Diop

Piccolo ruolo, per sua fortuna.

Su Laurence d'Amelio

La moglie dello scrittore: poco o nulla.

Su Julien Frison

A 14 anni pare si stia facendo strada: però questo non è un gran esordio...

Su Alain Doutey

Nella parte dell'editore: piccolo ruolo.

Su Camille Japy

Buh, forse in parte...

Su Nina Drecq

Chi, la figlia buzzurrona?

Su Fabrice Murgia

Povero, che personaggio gli hanno dato! Ci sta pure lo stereotipo del diciannovenne gay parrucchiere ordinato che cambia ragazzo ogni due per tre, si mette lo smalto sulle unghie dei piedi, legge riviste porno prima di dormire... No, non ci sta.

Su Jacques Weber

Anche lui ha fatto ben di meglio.

Su Albert Dupontel

Ha fatto ben di meglio.

Su Catherine Frot

Lei è brava: il personaggio fastidiosissimo.

Su Eric-Emmanuel Schmitt

Il suo lavoro è un confetto andato a male. Terribile.

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