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Milano Palermo: il ritorno

Regia di Claudio Fragasso vedi scheda film

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La recensione su Milano Palermo: il ritorno

di marcopolo30
2 stelle

Sequel illogico e sfortunato del discreto “Palermo – Milano solo andata” uscito ormai da oltre una decade. Inutile provare a cercare qualcosa di positivo in un'opera implausibile che altro non è se non un episodio allungato di una fiction tv qualunque.

Sono passati undici anni dal viaggio di andata (verso il processo) del contabile della mafia Turi Arcangelo Leofonte. Scontata la pena al carcere duro, lo attende ora un viaggio in direzione inversa per vendicarsi di chi gli uccise moglie e figlio. Lo scortano ancora una volta Nino Di Venanzio/Raoul Bova e il suo team. Ora, qui iniziano le macroscopiche differenze tra il discreto film matrice del 1996 e questo suo inutile sequel. Per quale ragione un detenuto che ha scontato per intero la propria condanna dovrebbe essere scortato di ritorno a Palermo? Per quale motivo la Polizia di Stato dovrebbe nel corso di quegli undici anni aver assegnato alla figlia di Leofonte lo stesso team di scorta che l'accompagnò nel viaggio da Palermo a Milano? Quanto è plausibile che la ragazza abbia pure messo su famiglia con uno degli uomini della scorta, poi assassinato e che era per colmo delle casualità il miglior amico dello stesso Di Venanzio? Come mai Leofonte/Giannini che non aveva accento siciliano quando viveva a Palermo, lo ha ora acquisito dopo unidici anni di carcere meneghino? Queste le corbellerie solo fermandoci al prologo, perché se si analizza poi lo sviluppo della vicenda ne saltano immediatamente agli occhi una valanga. Tipo, cito il primo che mi viene alla mente, che ci fa Scalia seduto al bancone del bar delle terme di Montecatini durante la sparatoria tra i suoi e la Polizia? Anzi, più in generale, che ci fa un boss mafioso nel luogo del violento agguato a mano armata che evidentemente lui stesso ha ordinato? O vogliamo parlare del nipotino autistico e perciò genio matematico capace di risolvere i più complessi crittogrammi? Il fatto che lo fosse Dustin Hoffman in “Rain Man” non significa certo che ogni persona affetta da autismo lo sia. Davvero, se “Palermo – Milano solo andata” aveva una ragione d'essere, questo “Milano – Palermo il ritorno” poggia su una sceneggiatura del tutto implausibile sulla quale sarebbe stato poi impossibile costruire qualcosa di più di una fiction tv da due soldi. Sorprende non poco che le sceneggiature dei due film portino la medesima firma (Rossella Drudi). Si salvano dal disastro generale solo le musiche di Pino Donaggio.

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