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Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film

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Maciknight

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La recensione su 12

di Maciknight
9 stelle

Solitamente evito i film russi, tranne poche eccezioni, perché li trovo troppo cerebrali. Ma questo è semplicemente geniale. Ricco di invenzioni psicologiche e sottigliezze linguistiche che farei torto a citarne alcune a scapito di altre, essendo tutte di altissima qualità. I 12 giurati popolari rinchiusi dentro una palestra per giudicare, dopo soli tre giorni di processo, se un giovane ceceno è colpevole o innocente dell’assassinio del padre adottivo (ex ufficiale dell’esercito), indipendente dai contenuti tecnici e giuridici del processo cui hanno assistito, esprimono inizialmente pregiudizi razziali (l’odio contro i ceceni si percepisce come una presenza fisica) ed un drammatica superficialità e fretta di concludere la loro incombenza facendolo condannare. Tutti tranne uno. Un giurato inizialmente quasi timido, impacciato, timoroso, che poi si rivela la chiave di volta che incute il dubbio, induce alla riflessione, aiuterà gli altri a ragionare con perizia, responsabilizzerà alcuni componenti della giuria aiutandoli a ricredersi e riscattarsi dalla becera superficialità iniziale, mettendo in moto un meccanismo virtuoso di reciprocità, in modo che ogni giurato che cambia idea sulla colpevolezza poi induce altri a ripensarci. Il “segreto” di questa formula psicologica indotta e contagiosa, che emerge in tutta la sua potenza espressiva, è l’importanza di prestare attenzione agli altri, soprattutto quando sono fragili, vulnerabili, come l’imputato, indipendentemente che sia colpevole o meno. Emergono a questo punto le toccanti storie ed esperienze personali di ogni singolo giurato, che confessandosi aiuta gli altri ad essere più sensibili e comprensivi. Racconti resi con incommensurabile, magistrale bravura da tutti gli attori, con alcune provocazioni geniali, performance strepitose di straordinaria intensità, altre di una tenerezza infinita, tutti racconti in grado di suscitare forti emozioni e durante i quali è impossibile distogliere la concentrazione. Straordinaria la capacità degli autori ed attori di profondere vite intere condensandole in tempi e descrizioni brevi dall’altissimo valore aggiunto rendendo allo spettatore una visione indelebilmente incisiva di quanto ascoltato. Alla durezza e crudezza della maggioranza dei racconti individuali e di riflessione collettiva, si intervallano anche intermezzi poetici ed umoristici che inducono salubri risate, ma anche flashback bellici (la guerra in Cecenia) estremamente violenti. Quindi dal disinteresse iniziale sulla colpevolezza o meno dell’imputato si passerà con zelante dedizione ad una ricostruzione accurata della scena del crimine, della dinamica delle azioni che lo hanno preceduto, si valuterà l’accuratezza delle investigazioni e delle testimonianze, si esaminerà tutta la documentazione disponibile e si perverrà ad elaborare ipotesi più credibili di come siano andate realmente le cose e quale sia stato il movente ed i veri assassini, ecc., con una sorprendente partecipazione corale anche di coloro che prima erano colpevolisti e razzisti, in un afflato etico che porterà tutti all’unanimità a rendersi conto dell’innocenza dell’imputato ceceno. A questo punto potrebbe bastare, il film potrebbe anche concludersi e rimarrebbe un ottimo film, ed invece ad arte il regista inserisce un colpo di scena finale ad opera del giurato che si era sempre e solo limitato a contare i voti ed ascoltare e che si rivelerà la chiave di volta finale: se si dichiara innocente l’imputato, i veri colpevoli lo uccideranno molto presto. Quindi che fare? Non vado oltre perché vi ho già rivelato troppo. Concludo dicendo che è un film che, benché girato quasi interamente in una palestra, quindi con scenografie ed attori di teatro, fa amare la Santa Madre Russia come nessun altro.

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