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Zodiac

Regia di David Fincher vedi scheda film

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La recensione su Zodiac

di maso
10 stelle

Avevo letto sul caso Zodiac varie e sommarie informazioni sparse per la rete e devo ammettere che non avevo focalizzato la drammaticità della vicenda, dopo aver visto questo film ho avuto uno strano dejà-vu che mi ha riportato ad un fatto macabro della nostra Italia per il quale ho letto libri, analizzato reportage e siti molto dettagliati, il caso del  mostro di Firenze. Tante analogie legano queste due tristi storie: si parla di un serial killer che aggredisce le coppiette appartate, per il maniaco nostrano c'è maggior accanimento sulle donne come per il killer statunitense che però estese le sue mire anche a figure solitarie di ambo i sessi, si parla di un area circoscritta nelle loro azioni ossia la provincia di Firenze e la California, si parla di uno svolgersi dei fatti lungo un lasso di tempo molto vasto, nell’arco di più decenni, le indagini si svolsero in un periodo in cui raccogliere prove incriminanti era dannatamente difficile in entrambi i luoghi seppur così diversi anche in fatto di tecnica di analisi criminologica, si parla anche di tante lettere minatorie inviate da Zodiac ad un importante quotidiano californiano che divenne il suo trait d’union con gli inquirenti e la gente comune mentre il mostro di Firenze inviò un'unica agghiacciante lettera al magistrato Silvia Della Monica che conteneva un lembo del seno di Nadine Mauriot la vittima femminile del suo ultimo duplice omicidio, quello degli Scopeti.

C’è però un punto di discrepanza enorme e sconvolgente fra i due casi: il mostro di Firenze fu identificato in un terzetto di loschi figuri denominati “I compagni di merende” Pacciani, Vanni e Lotti, gli ultimi due di questo gruppetto furono condannati a pene detentive pesantissime mentre Pacciani, il capo banda, morì d’infarto prima che il corso della giustizia battesse il suo martello, sta di fatto che al mostro di Firenze fu dato un “volto” ma molti come me non sono assolutamente sicuri di questa colpevolezza e per quanto ne so la verità sul killer delle coppiette non verrà mai svelata e rimarrà un mistero irrisolto, mentre il caso Zodiac non ha mai avuto un colpevole sul banco degli imputati ma il finale del film ci da una chiara indicazione di chi egli fosse, ma la mannaia del tempo non permise alla giustizia di compiere il suo corso.

Il film di Fincher è asciutto come un dattero nel Sahara, racconta i fatti con  estremo realismo e puntuale cronologia, mi ha ricordato per certe situazioni un bellissimo film di Fritz Lang di tanti anni fa che si intitola “Quando la città dorme” e racconta della forsennata ricerca di un feroce assassino da parte della troupe di giornalisti in concorrenza con la polizia locale, anche in Zodiac vengono ben delineate queste due realtà: da una parte la testata giornalistica del San Francisco Chronicals e dall’altra il distretto di polizia che si occupa del caso, questi due mondi così diversi sono in concorrenza e collaborazione forzata visto che il serial killer invia messaggi cifrati al giornale che è obbligato a passarli ai poliziotti. 

Due coppie si delineano tra i personaggi: il reporter Robert Downey Jr avventato e spinellaro che non muove bene i suoi passi e il vignettista introverso Jake Gyllenhall  bravissimo nel dare al suo personaggio la frustrazione di un uomo che sente la responsabilità pesantissima di risolvere un caso spigoloso che molti vogliono gettare nel dimenticatoio, si legherà nella sua indagine allo sbirro determinato Mark Ruffalo che ha perso nel corso degli anni la convinzione di risolvere il caso ed il suo fido collaboratore Anthony Edwards che troppo stressato dalle ore di reperibilità preferisce farsi trasferire all’antifrode e condurre una vita più adatta per un padre di famiglia.

La ricostruzione di Fincher dell’America degli anni settanta è spaventosamente bella: gli abiti, le acconciature, i veicoli ci fanno sembrare il tutto girato in quegli anni e non nel 2006, inoltre condivido in pieno l’idea di digitalizzare gli spargimenti di sangue nelle azioni omicidiarie di Zodiac evitando di brutalizzare troppo le scene già disturbanti caricate di una suspance per cui sarebbe andato in sollucchero anche il grande Hitchcock.                                                               

C’è tempo anche per i doverosi omaggi a due poliziotti storici del cinema di quegli anni che non sono altro che il mio adorato e venerato Bullit di McQueen con il quale Ruffalo condivide il modo di portare la fondina ascellare ed Harry Callaghan di Eastwood impegnato con il caso Scorpio, che fu ispirato proprio dalle azioni di Zodiac.                  

La colonna sonora è un concentrato di brani di quegli anni che al Maso danno una libidine stellare: Boz Scaggs, Santana, Sly and the family stone, Donovan sono solo alcuni dei pezzi da novanta che hanno fischiato nelle mie orecchie durante la visione, altro che 50 cents e Articolo 31, andate a suonare i campanelli e poi datevela a gambe che sta gente qua vi asfalta come sassetti sotto uno schiacciasassi.

Un grande, grande film di Fincher veramente bravissimo in tutte le sue scelte: regia, cast, locations, luce, montaggio, tono , ritmo insomma non riesco a trovare la benché minima traccia di un difetto, un nuovo scintillante INTOCCABILE e per me il suo miglior lavoro anche se bisogna ammettere che è il meno commerciale, ma se “Les cahiers du cinema”  lo hanno classificato come uno dei migliori 10 film del 2007 un motivo ci sarà.

 

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