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Le orme

Regia di Luigi Bazzoni vedi scheda film

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La recensione su Le orme

di mm40
5 stelle

Alice sta impazzendo: crede di vivere una doppia vita e viene perseguitata dalle immagini di un astronauta abbandonato sulla Luna da uno scienziato folle. L'unico che potrebbe aiutarla, Harry, l'uomo che ama, in realtà non sembra più Harry ai suoi occhi. Finale tragico.

 

Va riconosciuto che Luigi Bazzoni ha raccolto molto meno di quanto meritasse: autore sottovalutato, ha potuto girare poche pellicole la cui fama è pressochè nulla, ma di sicuro valore quantomeno in rapporto ai mezzi non sempre eccellenti di cui il regista poteva disporre (vedansi La donna del lago, l'esordio del 1963 oppure Giornata nera per l'ariete, 1971). Budget limitati, si diceva, ma mai infimi: basti pensare che qui, oltre al discreto cast artistico con qualche nome internazionale, troviamo nel cast tecnico Vittorio Storaro e Nicola Piovani (fotografia e musiche, naturalmente). Florinda Bolkan è la protagonista: al centro della scena per la maggior parte della storia, spesso da sola, non sembra la scelta migliore per il complesso ruolo; fra gli altri interpreti si segnalano Peter McEnery, Caterina Boratto, Evelyn Stewart (cioè Ida Galli) e, in una particina minuscola, Klaus Kinski (chi meglio di lui a vestire i panni dello scienziato impegnato in folli esperimenti?). La forza della sceneggiatura che il regista firma insieme a Mario Fenelli, tratta da un romanzo di quest'ultimo, è nella crescente tensione che accompagna la maturazione e l'esplosione finale del delirio di Alice/Nicole (la Bolkan, appunto); certi elementi kafkiani, il nodo centrale della nevrosi e certe soluzioni imprevedibili, uniti al gelo rigoroso della narrazione (frequenti le scene di silenzio pressochè totale), possono fare accostare il film, senza esagerare, alle opere di Ingmar Bergman (non ultima, la presenza di una donna al centro della trama). Probabilmente il miglior lavoro per Bazzoni, destinato però ad abbandonare il cinema, a 46 anni (classe 1929) soltanto; Imdb.com lo segnala dietro la macchina da presa per un documentario negli anni '90 (Roma imago urbis). 5,5/10.

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