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Imputazione di omicidio per uno studente

Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Imputazione di omicidio per uno studente

di ethan
6 stelle

Ad una manifestazione di protesta, studenti ed operai si scontrano con la polizia e sull'asfalto rimangono i corpi senza vita di uno studente e di un uomo delle forze dell'ordine. Uno studente (Luigi Diberti) viene arrestato e incolpato (ingiustamente), dato che, come viene mostrato dalle prime scene del film, è Fabio (Massimo Ranieri), il figlio di un giudice irreprensibile (Martin Balsam), ad aver commesso per rappresaglia il delitto. Seguiranno le indagini condotte da Polizia e Procura, fino all'inatteso e sorprendente epilogo.

Sono passati circa dieci anni dal dittico 'La notte brava' e 'La giornata balorda' e Bolognini, con 'Imputazione di omicidio per uno studente' cambia registro e da opere di denuncia sociale passa a film di contenuto più politico ma i risultati sono di gran lunga inferiori, soprattutto per 'colpa' di una sceneggiatura - ad opera di Ugo Pirro e Ugo Liberatore - che delinea dei personaggi schematici, che si piegano a dei cliché molto in voga nel cinema militante degli anni '70 ma che, ad una lettura odierna, paiono irrimediabilmente datati.

Osserviamo quindi da un lato i soliti poliziotti che usano i proverbiali metodi poco ortodossi per condurre le loro indagini, inventando di sana pianta delle prove per incolpare il primo malcapitato che capita loro tra le mani e studenti e operai che si ribellano all'ordine precostituito dall'altro, e, tra l'incudine e il martello, un giudice integerrimo che, coinvolto in prima persona, anteporrà alla giustizia i propri legami familiari.

Il film, aperto da una sequenza un po' confusa degli scontri - le scene d'azione pura non sono mai state il piatto forte del regista toscano - si sposta a lunghe scene di interrogatori, testimonianze messe a verbale, ambientate tra i locali della Polizia e dei Palazzi di Giustizia, francamente verbose, alternate ad altre, più intimiste ed interessanti, in cui viene mostrato il rapporto difficile tra Fabio e i suoi genitori, uno scontro generazionale segnato dall'incomunicabilità, che provoca grande sofferenza specie per la madre del ragazzo (Valentina Cortese).

A 'salvare' la pellicola e a renderla un lavoro, pur con grandi e evidenti difetti, più che dignitoso, è, come spesso accade nella filmografia di questo autore sottovalutato e considerato da molti un mero esecutore di idee altrui (come giustamente scrive Gian Piero Brunetta nel suo accuratissimo 'Cent'anni di cinema italiano', in cui più di una volta il regista di Pistoia viene citato in senso positivo), l'eleganza formale, unita al livello elevato di recitazione di tutto il cast, in cui risaltano Martin Balsam nei panni del dubbioso giudice, Valentina Cortese, moglie di lui e madre di Fabio, interpretato da Massimo Ranieri, con qualche eccesso enfatico, e lo studente ingiustamente incolpato reso con misura da Luigi Diberti, nonché, in una particina, Salvo Randone, in veste di Procuratore Generale.

Strepitosa la colonna sonora di Ennio Morricone.

Voto: 6.

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