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Hardware

Regia di Richard Stanley vedi scheda film

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George Smiley

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La recensione su Hardware

di George Smiley
8 stelle

"No flesh shall be spared" (Mark 13)

locandina

Hardware (1990): locandina

Hardware è il classico esempio di film di serie B da Champion's League, uno dei migliori film di fantascienza a basso costo probabilmente mai girati, che strizza l'occhio ai videoclip metal e ai classici del genere fanta-horror come Alien e La Cosa, aggiungendovi il look post-apocalittico tipico di Mad Max e situando gli eventi in una società distopica che fonde echi di 1984 con 1997-Fuga da New York. Di per sè non è un film rivoluzionario, ma nemmeno uno sterile copia-incolla di schemi già acquisiti: il film infatti arricchisce e impreziosisce il filone a cui appartiene e funziona alla grande grazie all'estro del giovane regista Richard Stanley, del quale non se ne ha memoria a parte questo piccolo cult per gli amanti del Cyberpunk, genere di cui è intriso fino al midollo. Al centro di una struttura ciclica, che si apre e si chiude con l'immagine del viandante che si sposta nella landa desolata degli Stati Uniti d'America in cerca di rottami da barattare, ha luogo la storia della scultrice del ferro Jill, la quale vive chiusa in casa per paura delle bande di malviventi che si aggirano per la città, in un edificio simbolo del degrado igienico e morale delle persone, le quali non si preoccupano nemmeno di dare una sepoltura ai cadaveri che giacciono ammassati lungo le scale. Il governo è sempre più un corpo estraneo alla società, e l'unica cosa di cui si preoccupa è limitare il numero delle nascite (in quanto la stragrande maggioranza della popolazione è soggetta a delle radiazioni nocive di cui il pianeta è intriso) e controllare e influenzare gli individui per mezzo dei sistemi di comunicazione come la radio. I guai inizieranno quando il fidanzato di Jill le regalerà i rottami di un androide che poi si scoprirà essere frutto di un esperimento militare, tale M.A.R.K. 13 (chiaro riferimento al Vangelo secondo Marco) il cui scopo è quello di risolvere il problema del sovraffollamento globale e di meglio controllare la massa ammazzando senza colpo ferire tutti gli esseri umani (e non solo) che gli capitano a tiro, utilizzando i metodi più brutali (qualche reminiscenza di Terminator?). Come se non bastasse, il cyborg in questione è malfunzionante (o meglio, fin troppo funzionante/funzionale) e presto nell'appartamento di Jill inizierà un vero e proprio massacro...Una delle cose migliori del film è sicuramente l'uso suggestivo della fotografia, tendente al colore rosso ruggine, e della visuale a infrarossi di M.A.R.K 13 (espediente già usato in Predator ma qui molto più interessante), a cui si aggiunge la tipica mancanza di freni inibitori dei B-movie stile anni '80/'90 e la regia ottima che riesce più di una volta a creare immagini oniriche e ipnotizzanti, mantenendo al contempo la tensione altissima e macchiandola di tutto lo splatter che potreste aspettarvi da un film del genere. Decisamente sarcastica l'idea di pitturare la faccia a forma di teschio del robot con i colori della bandiera americana, così come la trovata di farlo morire per mezzo dell'acqua che noi contemporanei sprechiamo così gratuitamente ma di cui in futuro potremmo sentire la mancanza. E se la prospettiva assunta dal finale non è delle più rassicuranti, a noi non resta che ascoltare il ritornello dei Public Image L.T.D. ("The Order of Death") scorrere lungo i titoli di coda.

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