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Giù le mani da mia figlia!

Regia di Stan Dragoti vedi scheda film

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La recensione su Giù le mani da mia figlia!

di degoffro
6 stelle

Quale padre non entra in apprensione con l’avvicinarsi dell’adolescenza della figlia? “Giù le mani da mia figlia” ironizza con contenuta simpatia su un’ansia particolarmente diffusa ed oggi anticipata di almeno un paio di anni rispetto ai 15 della protagonista del film, data la precocità delle ragazzine moderni. Il risultato è potabile, qua e là spiritoso, mai volgare o irritante, molto anni ottanta. Qualche annotazione grottesca funziona: il regalo, da parte di papà Doug, di un orsacchiotto di peluche alla figlia quindicenne Katie, il ritorno a casa di Doug dopo un viaggio di lavoro con la sorpresa di un telefono che squilla ripetutamente e diversi ragazzi che chiedono di parlare con la figlia nel frattempo trasformatasi in splendida principessa grazie all’aiuto della compagna dell’uomo, la giornata al mare con l’incubo di immaginare Katie in costume concupita da tutti i maschi della spiaggia, la serata con gli affranti ex ragazzi della figlia in cerca di consolazione, la figura del ragazzino modello che poi si rivela essere quello di cui maggiormente bisogna diffidare o ancora il gustoso confronto con il rigido padre della fidanzata di Doug che rinfaccia con disprezzo al futuro genero il suo passato da figlio dei fiori. Il personaggio dello psichiatra “esperto in materia” pur non avendo figlie ed autore di un fondamentale manuale sull’argomento, interpretato da Wallace Shawn, è piuttosto esilarante e spiritoso, il protagonista maschile Tony Danza ha una certa freschezza e spontaneità nei panni del padre geloso ed iperprotettivo che vorrebbe il controllo totale della situazione e fatica ad accettare che la propria figlia stia crescendo, l’ultima sequenza “in replay” è divertente ed inattesa. Certo sembra più una sit-com che non un film, ripetizioni, banalità e momenti di stanca non mancano causa una sceneggiatura che rivela ben presto il fiato corto, vivacchiando in modo monotono e ridondante sull’idea vincente di partenza senza sforzarsi di proporre soluzioni originali o più accattivanti, i personaggi di contorno hanno la consistenza di figurine, la vivace colonna sonora a tratti è fin troppo ingombrante con l’evidente sensazione di voler colmare i molti vuoti dello script, la regia di Stan Dragoti non è pervenuta. Poche pretese per un filmetto che avrebbe potuto essere ben più spassoso ed ironico, date le premesse, ma a conti fatti è un tantino anonimo, insipido e stupidotto. Ci si accontenta di timidi sorrisi, pensando che oggi in giro c’è di molto peggio. Piccola partecipazione di un giovane Matthew Perry, poi star della serie “Frends”. Musiche di Alan Silvestri.

Voto: 5 e mezzo.

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