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Valiant - Piccioni da combattimento

Regia di Gary Chapman vedi scheda film

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La recensione su Valiant - Piccioni da combattimento

di giancarlo visitilli
6 stelle

“Non è l’apertura delle ali che conta, quanto la dimensione del tuo fegato” potrebbe essere senz’altro un monito per ogni uomo che desidera “volare alto”. A ricordarcelo, è nelle sale questo bellissimo film d’animazione, Valiant, che crea sicuramente l’interesse a volersi rileggere lo straordinario “Il gabbiano Jonhatan Livingstone” di Richard Bach. Infatti, la storia è molto simile, seppure fortemente caratterizzata dall’aspetto storico, e racconta quella di un piccione, Valiant, che, seppur esile nella corporatura, riesce ad entrare a far parte della Squadra dei Piccioni Viaggiatori al Servizio di Sua Maestà. Le perdite inflitte dai Falchi tedeschi appostati a guardia della Manica sono state ingenti, pertanto occorrono forze nuove che sostituiscano le vittime dell’attacco. Il piccolo Valiant, in realtà, non ha molte chances ma ad aiutarlo nella selezione c’è Bugsy, un piccione scaltro che Valiant ha salvato da un grosso guaio. Superata la selezione entrambi, i due vengono affiancati da altri piccioni, alquanto imbranati e tutti insieme arrivano al campo base per l’addestramento. Qui, sottoposti a duri allenamenti, trovano anche Victoria, una dolce colomba che si prende a cuore Valiant. Dopo qualche settimana avviene però l’impensabile: un’altra squadra è andata dispersa e le nuove reclute vengono inviate in missione nella Francia occupata per incontrare i membri della resistenza che gli consegneranno un messaggio da recapitare in Inghilterra. Ce la faranno a sopravvivere alle insidie della missione? E, soprattutto, riusciranno a sfuggire ai falchi “mangia piccioni” guidati dal generale Von Krauten?
Il film dell’esordiente Chapman, è tratto da un soggetto originale di Geroge Webster, ed è un omaggio alla Royal Homing Pigeon Service, il corpo speciale composto da piccioni, che ha contribuito all’esito della guerra con le sue imprese nel campo del trasporto di messaggi.
Realizzato in animazione digitale, il film è costato una bazzecola rispetto alla media, soli 40 milioni di dollari in due anni di lavorazione: un record se si pensa che per questo tipo di film la media, in termini di costi e lavorazione, è circa il doppio. Onore, dunque, ai produttori (gli stessi dell’indimenticabile Shrek), e soprattutto a Gary Chapman che, assunto come disegnatore dei personaggi, alla fine si è trovato catapultato alla regia.
Il film ha grossi pregi, uno su tutti quello di raccontare parte di quella triste storia della Seconda Guerra Mondiale direttamente ai bambini, ma senza annoiare (come quasi sempre accade invece con i libri scolastici) e di scivolare rapidamente, merito anche della bellissima colonna sonora affidata a George Fenton, già candidato all’Oscar per film come Gandhi e La leggenda del re pescatore; straordinaria anche “Non je ne regrette rien” cantata da Edith Piaf, che ascoltiamo durante l’incontro tra i piccioni in missione e i ratti francesi guidati dalla deliziosa Charles De Girl (doppiata ottimamente da Francesca Draghetti), una topolina molto charmant e sexy.
Anche se, come sempre, la versione originale sarebbe stata eccezionale, visto che vanta un cast formato da Ewan McGregor, Jim Broadbent e Tim Curry, solo per citarne alcuni, tuttavia bisogna riconoscere un grande merito al direttore del doppiaggio in italiano, La Penna, che ha dovuto lavorare con Enzo Salvi (è la voce di Bugsy), al suo primo doppiaggio, Massimiliano Manfredi e Daniele Formica.
Quale occasione migliore per andare al cinema per una lezione di storia, non leziosa (alla maniera di tutti i tele-documentari storici della Rai, che ci fanno rimpiangere solo quelli di Sergio Zavoli), capace di raccontarci lo sbarco in Normandia del ‘44, lo sbarramento nemico con i falchi predatori al servizio del Terzo Reich, ecc., tra l’altro con l’evitamento dei personaggi bipedi umani e protagonisti soli e soltanto gli animali. Gli unici capaci di ricordarci la nostra vicinanza alla loro, quando decidiamo per ogni guerra.
Giancarlo Visitilli

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