La recensione su Dark Water

Un film sufficientemente inquietante da coinvolgere emotivamente, con una ambientazione appropriata, che ricalca comunque i temi sempre più abusati delle case infestate e di quelle bambine fantasmatiche e vaganti e che forse per questo non riescono più a soprendere davvero, nonostante le false piste per la verità qui meno amplificate che in altre storie (quasi suggerite per necessità indotta). Anche questo è il rafacimento americano di un horror orientale... e si finirà per trovare davvero indigeste e spesso inutili queste operazioni di riporto: il vero tema dominante, sfruttato a dovere e con sufficiente capacità visionaria, è quello dell'acqua, una dominante insolita che accompagna e bagna tutta la pellicola, la rende in qualche modo magmatica. Ma è come se tutto rimanesse troppo allo scoperto, si avverte insomma la scarsa dimestichezza del regista con il genere. Professionale quanto basta, accurato e attento ai particolari e alle sfumature, ma è come se temesse di sporcarsi le mani fino in fondo, di sfidarsi sul fantastico e il gore ha bisogno di questi eccessi per diventare veramente efficace! Insomma una pellicola di tutto rispetto, che si lascia vedere, ma che non affascina, sorretta soprattutto, oltre che dalla fotografia cupa e "bagnata" "sudicia" e scrostata come gli ambienti e le situazioni che descrive... da quell'ossessione acquosa ovunque presente, dalla sofferta prova mai di maniera, dimessa, inquieta, problematica, complessata eppure ferina come una leonessa della comunuqe splendida e splendente Jennifer Commely che illumina (è proprio il caso di usare questa parola) con i suoi sguardi i marroni cupi che impregnano tutto il film: una recitazione molto vicina alla altrettanto alta dimostrazione di capacità introspettive fornita con il sottovalutato "La casa di sabbia e nebbia". Per quanto riguarda gli altri attori, tutti di rango, tutti nella media senza particolari voli pindarici: sufficientemente sfuggenti da far supporre chissà quali entroterra ma poco approfonditi (e non solo il marito: il difetto si fa più marcato con i personaggi del proprietario dell'appartamento e dell?avvocato - attenzione Tim Roth perchè per quanto professionalmente ineccepibile, alla fine con la ripetizione di ruoli tutti giocati su una corda sola finisci per rasentare il clichè - o con quello più prevedibile e scontato del portiere. Ma magari l'errore che facciamo è proprio quello di classificarlo nella categoria degli Horror mentre Salles, vista anche la sua formazione, lo ha virato più verso l'introspezione, ripercorrendo traumi e spiazzamenti della protagnista... forse questa potrebbe essere la chiave più giusta per "gustare" appieno la pellicola.. forse questa dovrebbe essere la predisposizione dell'anima quando ci apprestiamo ad entrare in sala e a visionare il film... come al solito un problema di approcci e di aspettative.... E allora... beh.. ci sono motivi sufficienti perchè il giudizio si sposti verso il "buono".

Cosa cambierei

Forse sarebbe l'ora di cercare nuove fonti di ispirazione più originali... evitando di continuare a percorrere strade e sentieri già ampiamente battuti che non presentano davvero più alcun mistero, non credete? (questo ovviamente per quanto riguarda il versante Horror della pellicola)