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Canterbury proibito

Regia di Italo Alfaro vedi scheda film

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La recensione su Canterbury proibito

di undying
3 stelle

Decamerotico di scarsa cura con storielle poco incisive, e ancor meno erotiche. Nato come seguito del Decameron n. 3 ma poi frettolosamente intitolato per essere accodato al nuovo sottofilone ispirato (vagamente) da Chaucer.

 

Un eterogeneo gruppo di pellegrini fa tappa in un ostello, ciascuno di loro, per un motivo o per l'altro è diretto all'abbazia di Canterbury. L'oste (Galliano Sbarra), si unisce al viaggio e propone di rendere più gradevole il cammino: chi racconta la storia più divertente avrà viaggio, vitto e alloggio pagato.

 

Storia d'amore (*)

In attesa della visita del suo spasimante, la graziosa Bianca (Paola Corazzi) si ritrova l'anziana madre, insonne, a farle cambiare programma. Tra fidanzato e spasimante a far l'amore con lei sarà un terzo incomodo.

 

Santa del Grande (**)

Santa (Enza Sbordone) è una ragazza poco furba, e ancor meno intelligente. Viene presa di mira da due bricconi che non solo le fanno vendere agnelli per capponi ma arrivano ad abusare del suo corpo facendole crede di essere ammalata.

 

Viola (*1/2)

Appena l'anziano marito parte per affari, lasciando sola la più bella e giovane moglie Viola (Femi Benussi), la casa della coppia diventa meta ad ogni singola ora della notte, di tre spasimanti. Brunetto (Gino Pagnani) è costretto a fuggire di casa per l'arrivo degli altri due amanti (tra loro anche un frate) che, per un motivo o per l'altro, finiscono a farsi solo dispetti.

 

Due suore (*)

Suor Chiara (Patrizia Viotti) è finita in un convento ma non si tira indietro quando si tratta di giacere tra le braccia di un giovane e grazioso frate. Il vescovo, a seguito delle voci circolanti sulla cattiva condotta, si appresta a far visita al sacro luogo, guidato da una severa badessa. L'alto prelato resta abbagliato dalla bellezza di Chiara e tenta di corromperla, vanamente. La vivace suora preferisce giovani frati e questo scatena umor di vendetta nel viscido vescovo.

 

Le brache di San Grifone (*1/2)

Agata (Angela Bo) coglie l'occasione quando il marito parte per affari: avvicina un piacente frate sul quale ha posato da tempo lo sguardo e lo invita in casa per una funzione speciale. L'improvviso rientro anticipato -proprio nel momento di massima funzione- del coniuge mette in fuga il frate che, nell'agitazione, dimentica in camera da letto le mutande.

 

Il gallo Cantachiaro (*)

Un gallo, alcune galline e una volpe facendo uso di parola disquisiscono con ricorso a celebri proverbi popolari.

 

Antona e Giustina (*)

Antona (Magda Konopka) accoglie in casa l'amante appena il consorte si mette in viaggio per affari. Per una dimenticanza il marito torna a casa prima del previsto e, poco dopo, arriva anche la sorella Giustina (Rosemarie Lindt). Per il giovane spasimante, sfuggito all'attenzione del marito, inizia un tour de force in quanto conteso  (meglio condiviso) tra le due esuberanti cognate.

 

 

Dopo il successo del Decameron n. 3, Italo Alfaro viene chiamato, dalla stessa casa di produzione, a dirigere un seguito prontamente inserito nel filone narrativo attribuito a Chaucer e scatenato dal recente film di Pasolini uscito sul finire del 1972 (I racconti di Canterbury). Lo stesso cast tecnico artistico si trova a realizzare un film suddiviso in sette segmenti e le similitudini con il precedente Decameron terminano qua.

 

 

Stavolta, infatti, la sceneggiatura non è più di Luigi Russo ma del produttore Boetani (e dello stesso Alfaro) ed il tenore narrativo del film è scarso sotto ogni profilo. Al punto che l'episodio conclusivo -Antona e Giustina- preleva la stessa identica storia (e la protagonista ha perfino lo stesso nome: Antona) già proposta da Massaccesi in Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti.

 

 

La dimenticabile (per non dire brutta) colonna sonora dei Cugini di Campagna fa coppia con una infelice serie di battute (in coro emesse dalle suore) del tenore: "Viva viva la badessa che il signor la benedica! Viva viva Santa Foca, che il signor la benedoca!".

Testimonia, inoltre, la scarsa cura dello script un finale nel quale gli sceneggiatori han scordato di fare proclamare all'oste il narratore vincitore...

 

 

Tra i pellegrini presenti nella locanda e in viaggio per Canterbury si intravede Franco Garofalo, personaggio di culto per le sue eccessive (ma divertenti) interpretazioni successive in titoli bis divenuti di culto: da Virus a Occhi dalle stelle, da Il sesso della strega a Un urlo dalle tenebre, passando anche per L'altro inferno.

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