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Darkman

Regia di Sam Raimi vedi scheda film

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John_Nada1975

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Darkman

di John_Nada1975
6 stelle

E' grazie proprio a "Darkman", che Raimi oltre un decennio dopo sarebbe stato prescelto per re-inizializzare veramente il cinema tratto dai fumetti con "Spider-Man", progetto rimandato da oltre un decennio, e passato per varie traversie, mani e case produttrici fin dagli '80. In effetti quando uscì "Darkman" era ancora per le molteplici nuove concezioni visive di intere sequenze(gli sfondi in continuo cambiamento ottico e di animazione, le pionieristiche lavorazioni digitali, l'uso portato all'estremo delle inquadrature a "schiaffo" e con "fish-eye" che Raimi ha in parte creato e perfezionato egli stesso fin dai tempi de "La Casa"), una cosa nuova e in parte incompresa(in Italia fu un insuccesso di pubblico incredibile a dirsi, e nella mia città non uscì neppure), che sarebbe stata pienamente compresa soltanto con l'affermarsi totale del cinema digitale supereroistico, di cui questo rappresenta a tutti gli effetti una anticipazione del futuro dell'industria di intrattenimento hollywoodiana. Pure se nell'ambito del filone auto-citazionistico di film dell'orrore Universal "rifacimento" dei classici della casa del passato, con mostri, mutazioni, trasformazioni e scienziati pazzi, re-inizializzato veramente 9 anni prima da John Landis (presente nel film in un cameo, ma omaggiato anche dalla breve apparizione di Jenny Agutter come la ambiziosa dottoressa che strappa Peyton dalla morte, in una sua ideale "continuazione" ), con "Un Lupo mannaro americano a Londra".

Da rivalutare il senso del ritmo, quasi travolgente, e dell'azione più catastrofica, vertiginosa ed esplosiva da parte di Raimi, che però con un pò più di violenza grafica avrebbe potuto ambire ad un livello d'insieme ancora più alto. Visto che i momenti veramente splatter tipo lo schiacciamento della testa di Ted Raimi dal tombino sotto le ruote di un camion(risolta con l'avvicinamento dello stesso e il rumore di sfracellamento però su schermo nero), accomunano il film ad una scelta per un PG-13, o comunque di film dei mostri per un pubblico adolescenziale e giovanile, più che qualcosa di veramente duro e memorabilmente disturbante tipo "Robocop" uscito tre anni prima. 

E con cui "Darkman" ha più di un elemento della trama in comune, a cominciare dalla malvagità  nefanda dei cattivi, alla distruzione fisica di estrema violenza delle persone a lui vicine, del laboratorio, e poi la resurrezione del personaggio di Liam Neeson, la sua inesorabile, inarrestabile vendetta come ormai un essere sovrannaturale, praticamente indistruttibile, per le molte scene d'azione come detto estremamente elaborate, perfezionistiche, strabilianti ed esagerate. 

Da menzionare tutto il comparto tecnico, eccellente, a partire dalla fotografia di Bill Pope che gioca con i toni di chiaroscuro espressionista per l'antro del laboratorio di Peyton Westlake/Darkman, il "mostro", ricostituito nella fabbrica sita in una zona industriale abbandonata, alle varie sequenze invece in una luce piena e calda dai toni rossi, riscaldata e resa ocra dal sole di Los Angeles. Il montaggio davvero virtuosistico ed estremamente rapido, tumultuoso, frammentato senza mai essere confusionario e incomprensibile,  a cui si sono messi in tre: David Stiven, Bud S. Smith, Scott Smith.

Per non dimenticarsi della colonna sonora non eccezionale, ma dalle sonorità inconfondibili e funzionali alle immagini di Danny Elfman, che "salda" il film al "Batman" di Tim Burton dell'anno prima, molto vicino per la sua nuova concezione di intrattenimento citazionisticamente concettoso, fumettistico e giocoso ad alto costo, per un più ampio possibile pubblico.

Tom Drake ottimo cattivo, consimile e quasi al livello del Clarence Boddicker di Kurtwood Smith.

Più in ombra il Louis Strack Jr. di Colin Friels, dalla morte forse un pò affrettata, e che mima anche lì una analoga famosa sequenza del precedente "Commando" di Mark L. Lester.

Molto buono come quasi sempre Neeson in uno dei suoi ruoli più famosi, e addirittura quasi bella ed attraente una giovane Frances McDormand, che è qui per i Coen che difatti compaiono pure nel film in due camei.

Suggestiva l'apparizione finale di Bruce Campbell come nuova maschera del "Darkman", e i tanti consueti camei di attori, produttori e registi famosi della amata serie B con cui il legame è diretto e riconoscente, di devota filiazione: William Dear, Scott Spiegel, William Lustig, Julius Harris, Prof. Toru Tanaka, Josh Becker, e altri.

Un opera in definitiva molto in anticipo sui tempi e ancora oggi, la migliore di Raimi con i già ben più grossi capitali di una Major. Superiore anche al paradigmatico e successivo "Spider-Man" dell'anno cruciale e definitivo, 2002.

 

John Nada

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