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La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler

Regia di Oliver Hirschbiegel vedi scheda film

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La recensione su La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler

di chinaski
8 stelle

Adolf Hitler è uno dei personaggi chiave del ventesimo secolo.
Trasformato nel corso degli anni in una figura mitica: Demone, Impersonificazione del Male, Tiranno Assoluto.
Nell’ eccellente interpretazione di Bruno Ganz, Hitler torna ad essere un uomo. Un uomo profondamente turbato dall’ esito disastroso della sua guerra e continuamente assalito dai fantasmi di truppe inesistenti e da una ultima e inutile speranza di vittoria.
Hitler, fondamentalmente, ha una morale che è esattamente l’ opposto della nostra. Una morale che si spinge verso il Male. Però, all’ interno di questa morale, Hitler è tuttaltro che folle. Egli è lucido ed ha le idee ben chiare. Egli è un uomo che ha conosciuto il Potere e lo ha utilizzato a fini distruttivi. C’è comunque una scelta libera alla base di tutto.
Quello che spaventa veramente di Hitler è proprio questa scelta del Male. E l’ aver seguito questa scelta fino alla fine. Estrirpando dal proprio cuore ogni sentimento di compassione, di pietà e di umanità.
Ma la guerra, in fondo, non è tutto questo?
Non si può combattere ed avere pietà. E’ un controsenso.
Se si combatte bisogna essere spietati, altrimenti non si fanno le guerre.
Anche se oggi vorrebbero farci credere tutto il contrario.
Il grande merito della Caduta è già nell’ aver ricostrutio fedelmente un ambiente di guerra. Dove le bombe arrivano da un momento all’ altro, dove le persone si muovono tra macerie e cadaveri per raggiungere una fontana d’ acqua, dove, dopo tutto, la vita continua ad esistere con i suoi bisogni e i suoi ritmi.
E lo stesso è quello che accade nel Bunker. La Storia si forma della quotidianità della vita di Hitler e dei suoi seguaci. I loro pranzi, la passeggiata del cane, le discussioni tattiche.
L’ atmosfera è claustrofobica e opprimente. Un ambiente angusto che chiude le persone e le menti ancora di più dentro se stesse. Corridoi di follia dove la gente si accorge dell’ arrivo della Fine. Chi in maniera decadente attaccandosi all’ alcool, chi in maniera più fiera sparandosi in testa dopo la morte del Furher.
Mi sembra inutile continuare a voler trovare giustificazioni metaforiche o simboliche per una delle pagine più buie della nostra Storia.
Le uniche possibili sono quelle storiche e allora andrebbe studiato veramente il perchè dell’ ascesa del nazismo in Germania e il perchè dell’ odio contro il popolo ebraico.
Percorrendo gli ultimi giorni della vita di Hitler non si prova nè compassione e nè ammirazione. Si rimane freddi. E la paura arriva non tanto dalle sue parole quanto dal gesto finale della moglie di Goebbels, quando decide di uccidere i propri figli. In quel momento mi sono spaventato e ho capito l’ immenso potere di Hitler. Quello di avere assoggettato alla sua Volontà quella di altre migliaia di persone.
Questo è stato il nazismo e la dittatura.
Una volontà che ne comanda altre.
E quando la Volontà muore anche le altre muiono.
Il popolo, poi, rimane disperato e inerme tra le macerie.
Ma ogni popolo sceglie i propri capi e il proprio destino. E nell’ annullamento della volontà non vedo altro destino che quello della sottomissione.
Un destino di annullamento e rovina.
Soprattutto quando si scopre che il Padrone aveva scelto il Male come luce da seguire.

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