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The Mission - Il gioco della triade

Regia di Johnnie To vedi scheda film

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La recensione su The Mission - Il gioco della triade

di ilcausticocinefilo
4 stelle

 

 

 

L'azione tediante. Per questo film – un po' come per The Longest Nite, Expect the Unexpected o altre non proprio riuscitissime pellicole targate MilkyWay del periodo – forse sarebbe il caso di coniare detto ossimoro. E sì, considerato che questo The Mission non fa altro che riconfermare i difetti di opere come A Hero Never Dies: si prende troppo sul serio senza aver alcuna ragione per farlo, ha una durata stringata eppure par più lungo di Heimat, presenta una trama ridotta ad un osso artritico, dialoghi talvolta assurdi e una totale incapacità di reale ed effettiva costruzione drammaturgica (e lasciamo perdere, per bontà di cuore, quella melancolico-”esistenzialista”).

 

Inoltre, per l’appunto, regala un’azione bizzarramente statica che stanca dopo cinque minuti e convince in parte in un’unica sequenza: quella al centro commerciale, che arriva dopo ben 45 minuti di perdita di tempo. Peccato che, in assenza della componente movimentata, manchi in definitiva qualunque appiglio, specialmente in quanto il film non ha alcuna profondità psicologica, di conseguenza non riesce a sopperire all’assenza dell’esagerazione alla John Woo con il dramma, l’approfondimento dei caratteri, la riflessione.

 

 

scena

The Mission - Il gioco della triade (1999): scena

 

 

Per dirla altrimenti: senza azione questo genere di film finisce per risultare soltanto involontariamente ridicolo nel suo reiterato tentativo di farsi drammatico e straziante, e infinitamente ammorbante nella sua ostentata pretenziosità, tra attori imbambolati che si guardano in maniera “molto significativa”, infinite inquadrature da supposto “auteur” e tempi dilatati all’inverosimile (per riempire una durata pur brevissima, il che già dice tanto dell’elevata consistenza della “sostanza narrativa” presente), tra 45 riprese diverse di auto che entrano in un viale, persone che passeggiano, si accendono delle sigarette e borbottano tra loro di questioni che allo spettatore al dunque finiscono per interessare meno di zero.

 

In sintesi, se non si vuole fare un film d’azione “duro e puro” almeno si deve dimostrare di aver qualcosa da dire, un messaggio, una qualche pregnanza, una qualche rilevanza artistica, psicologica, sociologica, critica, insomma qualcosa. Qualcosa, per la miseriaccia. Mentre qui è proprio quel qualcosa di minimamente intrigante che manca, il che significa che ci si deve sorbire la solita storiella (guardie del corpo che proteggono un boss della mala, il quale però decide di vendicarsi di uno di loro che “s’è spinto troppo oltre”) raccontata con un’assenza totale di verve e inventiva, nonché “integrata” da digressioni spesso inutili e volte unicamente ad allungare un bordo peraltro già stantio (si veda ad es. la scena dell’uccisione del temibilissimo “Rat”, acerrimo rivale del grande Roy, il bravo cowboy – eh-ehm!).

 

 

scena

The Mission - Il gioco della triade (1999): scena

 

 

The Mission è un pessimo film, è necessario sottolinearlo. Un pessimo film che, da com’è girato, a tratti potrebbe apparire quasi amatoriale e che si merita l’appellativo di “capolavoro” solo nelle più sfrenate fantasie di certi cinefili esterofili col paraocchi sempre ben calato. Divertente giusto giusto la cartoonesca colonna sonora sempre uguale a sé stessa che, per quanto alla lunga ossessionante, almeno lascia sfuggire un mezzo sorrisetto, nella melma di obbrobriosa serietà, con la quale entra peraltro in ineludibile attrito. La vera “missione” – per l’eventuale temerario spettatore, qualora dovesse decidere di accettarla – è quella di riuscire a rimanere sveglio lungo tutta la durata di The Mission. Il premio al vincitore? La consapevolezza di essere dotato d’una tempra invidiabile e di una resistenza erculea.

 

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