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Il diario di una cameriera

Regia di Jean Renoir vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il diario di una cameriera

di luisasalvi
8 stelle

Célestine arriva come cameriera di una famiglia di nobiltà decaduta di provincia. Stanca di fallimenti, decide di trovarsi cinicamente un marito (o amante) benestante, fra il "padrone" dominato dalla moglie, il servo autenticamente cinico (che la vuole sposare perché "uguale" a lui), un vicino strambo, infine il figlio dei padroni, malato e sempre assente da casa: la madre la aveva assunta proprio per lui, per sedurlo in occasione di una sua visita e farlo restare a casa. I due si innamorano, si rifiutano vicendevolmente per ripicca, poi finiscono per andarsene insieme, contro le loro stesse intenzioni e i piani di chi credeva di aver mosso tutta l'azione. Il servo uccide il vicino per derubarlo e sposare Célestine; lei, che lo detesta, proprio ora sembra accettarlo. Ogni azione ottiene l'effetto contrario a quello per cui era stata programmata. Anche qui sono tutti marionette in mano a un destino, o regista, che fa ciò che vuole. Lo snaturamento del romanzo (che non conosco), se è vero, non è un difetto. Mereghetti denunciail tradimento del romanzo in quanto il servo "non è più nemmeno un assassino": invidiabile una tale capacità di dormire al cinema o davanti alla TV. Anche qui non esiste vera attrazione sessuale, come non c'è ambizione, né passione: tutti gli uomini sono attirati da Célestine perché nel teatro del mondo sono programmati così, come la madre deve senza passione far restare il figlio, e questi deve partire, da moribondo... anche se poi si ritrova sempre più forte e resistente sotto i colpi del servo. Anche qui, ogni finale avrebbe avuto lo stesso senso, ugualmente possibile: questo ha un vago sapore di "lieto fine", ma forse è il più significativo, poiché capovolge il progetto della madre, che ha provocato tutta la vicenda. Un film solo apparentemente dimesso, sufficientemente ironico e autoironico, che maschera meglio di altri la tesi fatalistica tipica di Renoir e perciò sembra minore...

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