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La maschera del demonio

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su La maschera del demonio

di munnyedwards
8 stelle

 

 

Sarai morto per gli uomini, ma sarai vivo nella morte”

 

 

L’opera d’esordio di Mario Bava si conferma tutt’oggi pilastro fondante della cinematografia horror, pellicola seminale di essenziale bellezza espositiva e di indubbio fascino visivo, meccanismo ad orologeria portatore di un inquietudine genuina, ruspante e potente.

Un classico senza tempo che si ripresenta ad ogni visione immutato nella sua esemplare composizione, un oggetto filmico che fin dalla sua uscita nelle sale (anno 1960) supera con noncuranza le prevenute e miopi critiche italiche per diventare opera degna di attenzione al di fuori dei nostri confini, che siano i Cahiers du Cinèma o Positif poco importa, Bava nella sua marcata indole rivoluzionaria non passa inosservato.

La maschera del demonio si presenta fin dall’incipit dirompente e innovativo, uomini incappucciati fanno luce sul destino ormai segnato della strega Asa (Barbara Steele) e del suo compagno Javutich (Arturo Dominici), un inquisitore che è anche fratello della strega la marchia a fuoco e la condanna al rogo, non prima però di imprigionare il suo volto con la maschera del demonio, Asa maledice tutti e in particolare il fratello, tornerà per tormentare la sua stirpe e per ottenere vendetta.

 

 

Ivo Garrani, Barbara Steele

La maschera del demonio (1960): Ivo Garrani, Barbara Steele

 

La prima sequenza del film colpisce come un maglio incandescente, in pochi minuti Bava definisce la sua tecnica espositiva che di fatto è anche una dichiarazione di intenti, viene esaltato uno scenario dall’indiscutibile fascino gotico e si punta su una violenza diretta e truce, la bellezza di Barbara Steele buca lo schermo trasformandola all’istante in un immortale icona horror, la soggettiva della maschera chiodata, gli occhi sbarrati della strega, il boia, la notte fatta di ombre suggestive, elementi primari di un mosaico in B/N di rara efficacia.

Il racconto lungo di Nokolaj Gogol’ (Vij - 1835) pone le basi narrative di un soggetto scritto a più mani e più volte rielaborato, un plot che non brilla per stabilità e coerenza ma che naturalmente non pregiudica il buon esito del film, Bava racconta per immagini e costruisce il suo film privilegiando l’aspetto estetico, sfrutta al meglio quelle che sono le sue armi migliori proponendo soluzioni visive di grande interesse e di ricercata originalità, piani sequenza sinuosi ci portano in un universo fantastico fatto di cripte e passaggi segreti, di castelli decadenti che odorano di morte, zoom improvvisi stordiscono lo spettatore con la loro carica dirompente, il particolare diventa protagonista e i primi piani sui volti in ri-composizione confermano le indubbie qualità tecniche del regista maestro degli effetti speciali.

 

 

Barbara Steele

La maschera del demonio (1960): Barbara Steele

 

Cercare ne La Maschera del demonio una coerenza narrativa non può che rivelarsi uno sterile esercizio, i dialoghi a volte stucchevoli sono figli del tempo e di una inevitabile derivazione letteraria, ma anche una sceneggiatura chiaramente pomposa rende il suo contributo alla nascita di questo cult immortale, un film che pur inserendosi in un sottogenere già codificato ne muta le definite coordinate plasmandole ai voleri del regista ligure, vero maestro di stile.

Le scene memorabili non si contano ed è inutile elencarle, così come è inutile evidenziare l’inquietante bellezza di una giovanissima Barbara Steele, sdoppiata nel ruolo di Asa e Katia segna in modo indelebile il nostro immaginario con la sua carica di erotismo represso e sfuggente sensualità, la Steele resterà per sempre legata al mondo dell’horror e sarà più volte richiamata da registi italiani (Freda, Margheriti, Fulci), ma non vanno dimenticate le sue collaborazioni con Corman (Il pozzo e il pendolo) Fellini (8 e mezzo), Monicelli (L’armata Brancaleone), Demme (Femmine in gabbia), Cronenberg (Il demone sotto la pelle), Malle (Pretty Baby) e Dante (Piranha).

 

 

Barbara Steele

La maschera del demonio (1960): Barbara Steele

 

La maschera del demonio non fu particolarmente apprezzato dal nostro pubblico in sala nè tanto meno dalla critica, Morando Morandini su “ La Notte” arrivo persino ad augurarsi l’intervento censorio “Sono questi i film (insieme a certe invereconde farse) che non dovrebbero mai entrare in circolazione”, poco importa perché la consacrazione del film di Bava era già in atto e la vendita nei circuiti internazionali portò gli incassi a livelli più che buoni, in America fu un grande successo.

Bava fu un precursore, la sua arte ridefinì le regole del genere fornendo le basi (solide come la pietra) per tutti quelli che sono venuti dopo, il suo cinema resta un caposaldo da ammirare e studiare, un mondo ricco di trovate e invenzioni, una grammatica estetica ricca di contenuti, pietre preziose scolpite da un abile e umile artigiano che ha fatto la storia del cinema.

Voto: 8

 

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