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La rivincita di Natale

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su La rivincita di Natale

di karugnin
4 stelle

Realizzare un "Vent'anni dopo" in tempo reale, con invecchiamento "nature" degli interpreti, potendosi permettere l'impiego del flash-back senza trucchi ringiovanenti e, tutto sommato, aggiornandoci credibilmente circa quel che è successo a ciascuno in tutti questi anni, bè, è un'operazione di tutto rispetto, che merita attenzione e cui dedicare la presenza in sala è atto dovuto. Ma finisce tutto qui. La Rivincita è un colpo basso, un attentato alla propria credibilità di autore, una chiara testimonianza (e non è la prima volta) di quanta poca considerazione goda l'intelligenza del pubblico (ma, lette le prime critiche, forse hanno ragione loro) negli intendimenti dei fratelli Avati. La bravura degli interpreti (Eastman e Delle Piane su tutti) viene relegata a semplice e incidentale evenienza, soffocata da una sceneggiatura che, sviluppata con rara incapacità narrativa e non limitandosi alla pura disonestà (sarebbe il meno), viene continuamente riannodata sui propri nodi, risultando alfine un informe, indistricabile treccione nel quale si perdono irrimediabilmente capo e coda. Ed è inutile costruire una struttura "alla Mamet" se poi non si ha voglia di tornare indietro a tappare gli spifferi: si ottiene solo di far cadere il castello (di carte) alla prima folata. Anche il Regalo aveva i suoi bravi buchi narrativi ma, in cambio della nostra disponibilità al compromesso, ci offriva momenti di altissimo cinema, coinvolgendoci dall'inizio alla fine, esaltandoci, divertendoci, e proponendoci un finale in grado di lasciarci uno stupendo sapore di amaro in bocca come poche volte accade. Nella Rivincita manca tutto: non c'è il pathos della partita (anzi, quasi non c'è la partita stessa: senza duelli, senza la paura di perdere, con quelle euro-fiches trattate come arachidi), non c'è il mistero, non c'è la vendetta, così smaccatamente decantata e su cui pareva poggiare tutto il film, non c'è nemmeno il Natale con le sue atmosfere (al di là di un paio di alberelli), e gli unici veramente ingannati alla fine siamo noi spettatori. E i giochini di Avati, che si diverte intorno al tavolo a far pronunciare le stesse identiche battute del Regalo ma a personaggi diversi, colmano definitivamente la misura. Rimane un interrogativo: sarà ancora possibile gustarci il Regalo non contaminati dal terribile retrogusto di questa oscena Rivincita? Speriamolo tutti.

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