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La conversa di Belfort

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La conversa di Belfort

di giansnow89
9 stelle

Dramma dilaniante e toccante.

La conversa di Belfort è esattamente il rovescio della medaglia del Viridiana di Buñuel (o, se preferite, per ragioni puramente cronologiche Viridiana si configurerà come il rovescio della medaglia dell'opera prima di Robert Bresson). In Viridiana avevamo una santa donna (talmente santa da apparire come una parodia), che senza macchia e senza paura provava a portare il verbo divino presso la feccia umana. Il suo percorso era discendente, alto-basso: dalle vette del suo buon cuore, sperimentava via via il fallimento, la cattiveria insita nel mondo e nell'uomo, prendeva coscienza del proprio limite. Film duro, disturbante, di cinismo nauseante. Nella pellicola di Bresson il percorso delle due protagoniste è invece ascendente. Anne-Marie è una ragazza che entra in convento volontariamente, con fierezza, volitività e una tendenza all'altruismo nascosta sotto una coltre di vanità. Anne-Marie si prefigge di insegnare i giusti precetti all'irrequieta Thérèse, giunta in convento come riabilitanda dopo 2 anni in carcere. Thérèse cela un segreto oscuro: il convento le serve solo come rifugio per sparire dalla circolazione dopo aver ucciso, per vendetta, l'uomo che l'aveva incastrata. 

 

La grande forza di Bresson è puntare moltissimo, se non tutto, sulle debolezze delle monache, calare le donne del convento in una dimensione reale. Diversamente dalla finzione di Viridiana, che Buñuel gonfia come un palloncino solo per denudare l'ipocrisia cristiana, Anne-Marie, nel suo sforzo di rendersi utile alla collettività, ci appare come egocentrica, vanitosa, ma umana. Invidie e critiche le piovono addosso, insufflate dalla spietata Thérèse, che è annoiata dallo smodato interesse che Anne-Marie prova nei suoi confronti, e cerca una maniera per estrometterla dal convento. Cosa che infine le riesce. Ma Anne-Marie non si arrende, tolto il velo continua a tornare nottetempo nel cortile del convento, nell'unico luogo in cui sente di poter adempire alla sua missione; in una notte di tempesta perde i sensi e viene ritrovata alla mattina dalle sue ex-sorelle. Vicina alla morte, Anne-Marie comprende di aver sbagliato tutto con Thérèse: scende dal piedistallo, le offre la sua amicizia, viene rifiutata. Thérèse è braccata dalla polizia per il suo crimine, tenta di fuggire e viene inseguita da Anne-Marie nel suo ultimo sussulto di vitalità. Il martirio di Anne-Marie tocca il cuore. Nemmeno Thérèse può restare indifferente. Assiste Anne-Marie mentre prende i voti nell'estrema ora e si consegna alle manette della polizia in un finale di ineguagliabile potenza drammaturgica. 

 

Les Anges du péché è un gioiello perché tratta temi come colpa, pena, vanità, invidia, redenzione, altruismo-egoismo, con una grazia sconvolgente. Dopo la visione di Viridiana si resta permeati da un grande senso di vuoto. Lo chef-d'œuvre di Bresson è invece un inno alla pienezza della vita, un invito a ricercare il proprio scopo nel mondo e ad inseguirlo fino in fondo. Viridiana è una sconfitta persa nell'oceano della propria indecisione; Anne-Marie invece, ha vinto. 

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