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Esecutore oltre la legge

Regia di Georges Lautner vedi scheda film

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La recensione su Esecutore oltre la legge

di Baliverna
6 stelle

E' un film intriso di malinconia, come molte pellicole francesi degli anni '70, e ha pure accenti di disperazione. Al centro della vicenda e della tematica c'è il personaggio dell'enigmatica donna, che nel corso del film veniamo a capire lentamente che tipo sia. E' un persona decisamente ambigua, sfuggente, inafferrabile; non solo a motivo del fatto che si fa fatica a inquadrarla, ma anche perché è l'oggetto del desiderio di due uomini che perdono la testa per lei, perdendo assieme ad essa anche il buon senso e l'autostima. Ciò che li affascina di più, forse, è quell'aria innocua e innocente che ha, di persona indifesa e spaesata, intrappolata in un ambiente ostile dal quale vuole fuggire. Quale situazione più invitante per innamorarsi di lei e offrirsi come salvatore? Ciò che però condanna i due uomini, che toglie cioè loro la scusa di non aver saputo, è il fatto che uno sappia già per propria esperienza che persona sia quella donna, e l'altro venga comunque più volte avvertito e messo in guardia. Ma lei ha un'aria così indifesa e dolce...
Il regista Lautner riesce a ricostruire in parte, senza aria di scopiazzatura, atmosfere e ambientazioni alla Roman Polanski. Si pensi ad es. al garbuglio poco chiaro in cui vive la protagonista, che non viene mai completamente spiegato, o all'episodio in quel sinistro e inospitale condominio.
Da segnalare è la difficile interpretazione di Mireille Darc e il solito bravo Delon, che dà vita ad un uomo raffinato e posato, che sotto la maschera di imperturbabilità nasconde però la follia per amore.
Al film manca comunque qualcosa di indefinibile, che gli servirebbe per essere un'opera davvero riuscita. Forse c'è qualche carenza anche nella narrazione e in certi snodi della trama. L'elemento più riuscito dell'opera finisce per essere, come già dicevo, lo stesso personaggio della protagonista, che incuiriosisce e si presta a riflessioni.
E' un film che ricorda alla lontana "Lilith" di Robert Rossen.

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