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Play Time

Regia di Jacques Tati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Play Time

di OGM
6 stelle

Una sferzante commedia sui tempi morti della quotidianità, con un'umanità brulicante, irrequieta ed attonita, ed anche un po' confusa, ritratta nei luoghi e nei momenti di attesa, di trasferimento e di svago, che ne evidenziano i tic e le nevrosi. Tutti sembrano in preda allo spaesamento, aggravato dalle moderne architetture, dalle loro forme squadrate, uniformi ed essenziali, in cui ogni elemento pare replicarsi all'infinito. I volumi sempre uguali disorientano, con la complicità di ascensori trabocchetto, colonne inaspettate, paratie anonime, vetrate invisibili e fregi spigolosi e tentacolari. In questi labirinti, è facile perdere la strada, rimanere imprigionati, e smarrire, alla fine, la nostra stessa identità, mentre l'aeroporto assomiglia, dal di fuori, ad un centro finanziario, e, dal di dentro, ad un ospedale, e l'ufficio-cubicolo ha l'aspetto di una cassettiera. Intanto l'avanzare della tecnologia, accorciando le distanze, rende gli spazi e le scenografie rapidamente interscambiabili a piacere, aumentando il senso di vertigine. Ci circonda una frenesia da capogiro, che ci priva di individualità e riservatezza, sottraendoci quei frammenti d'intimità e raccoglimento in cui impariamo a conoscere noi stessi. Invece siamo costantemente presi a guardarci e, soprattutto, a guardare gli altri, attraverso il gioco di specchi e pareti trasparenti, moltiplicato dagli schermi TV e dagli obiettivi delle telecamere. Più vediamo, meno pensiamo ed ascoltiamo, perché la nostra vita, pericolosamente mescolata con quella delle macchine, produce un indistinto brusio di sottofondo, che stordisce.

Cosa cambierei

Snellirei la seconda parte del film, ambientata al ristorante, affollatissima di situazioni comiche divertenti ed originali, ma troppo lunga e caricata. Fino a quel punto il film procede liscio e lineare, poi prende ad avvolgersi su se stesso, in un farraginoso tourbillon. L'effetto è certamente voluto, come conferma la sequenza conclusiva in stile "luna park", però dà, francamente, un po' il mal di testa.

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