Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Un infallibile cacciatore, fratello minore di un lord inglese, vuole attentare alla vita di Hitler ma viene catturato. I nazisti cercano di fargli confessare di aver agito per conto del governo e non per un’iniziativa personale, allo scopo di avere un pretesto per scatenare la guerra; lui si libera e rientra fortunosamente in patria, ma viene braccato dai nemici e si rende conto di essere diventato scomodo anche per i suoi. Un film che, parecchi anni prima di Tarantino, prova a riscrivere la Storia almeno al cinema: strutturalmente molto simile ai thriller spionistici che Hitchcock dirigeva in quegli anni, compreso il personaggio femminile che coadiuva la fuga del protagonista (qui la donna dei bassifondi Joan Bennett, alla sua prima collaborazione con Lang), ha però una ben più spiccata venatura politica, che si esplicita nella scena in cui Pidgeon e Sanders si parlano separati dalle mura della tana in cui il primo si è rifugiato. Certo, viene richiesta una sospensione dell’incredulità piuttosto forte: non è verosimile che l’inglese riesca a sfuggire a torme di nemici ben armati, né tanto meno che nell’estate del 1939 i tedeschi possano fare ciò che vogliono in piena Londra.
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