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Prova a prendermi

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Prova a prendermi

di Baliverna
8 stelle

Spielberg ci racconta una vicenda che sarebbe poco credibile, se non fosse veramente avvenuta. Un paradosso che fa riflettere sul potere della finzione, e dell'immagine di sé, che funzionano anche se sotto non c'è niente.

Spielberg è ormai tra la manciata di bravi registi di Hollywood rimasti, che dirigono buoni film, i quali sanno coniugare la qualità con lo spettacolo e il gradimento del pubblico, e non presentano iper-violenza, saccenteria o encefalogramma piatto per giovani drogati di social network. Possiamo tenercelo stretto Spielberg fin che c'è, assieme ad altre glorie degli anni '80, come Joe Dante, Rob Reiner, James Cameron, e altri.

Questo film è gradevole da guardare e ben diretto, oltre che recitato da una coppia di protagonisti che rinunciano ad ogni divismo o gigioneria, rischio che era dietro l'angolo per un sex-symbol come Di Caprio.

Spielberg – va detto - ci rende il truffatore quasi simpatico, e quasi giustificato. Da una parte infatti vediamo l'esempio datogli dal padre, che di fatto gli ha insegnato a fingere per imbrogliare ed ottenere, dall'altra il divorzio dei genitori lo sconvolge profondamente, e quasi pratica la truffa per non pensare e per fuggire da quello che lo fa soffrire. A margine, c'è la figura di una madre stupida e ottusa, o che non capisce perché le conviene non capire, e fa venire il latte alle ginocchia. Attanagliato dalla solitudine, il ragazzo trova in chi gli dà la caccia una strana corrispondenza, poiché pure lui è solo, anche perché piantato dalla moglie. Christopher Walken, dal canto suo, ci dà una convincente interpretazione di un padre misero, fallito, a volte meschino, ma non antipatico.

L'opera dell'imbroglione seriale fa anche vedere le crepe della società americana, fondata più di altre sull'immagine, l'esteriorità e l'impressione superficiale. Per questo tutti cascano nelle finzioni del ragazzo. Basta presentarsi bene, e il gioco è fatto.

Il titolo (sia originale che italiano) rimanda opportunamente ai giochi che fanno i bambini.

 

 

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