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Quel giorno il mondo tremerà

Regia di Alain Jessua vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Quel giorno il mondo tremerà

di hallorann
4 stelle

Storia di Louis Carrier, un uomo apparentemente normale che ricevuta l’eredità assicurativa dalla morte del fratello lascia il lavoro e parte da Parigi in giro per l’Europa con un amico ritardato chiamato Einstein. In realtà Louis ha un piano ben preciso: far parlare di sé con il nome biblico di Armaguedon. Egli armato di registratore e macchina fotografica, con cui si fa ritrarre dal fido e innocuo Einstein, registra messaggi in italiano nei quali pronuncia minacce e attentati ad alte personalità dicendosi pronto a scatenare l’Apocalisse. Mentre i due compari proseguono il loro strano pellegrinaggio per Nizza, Londra e Zurigo prima di ristabilizzarsi nella capitale francese, la polizia comincia a prendere sul serio i messaggi dello psico(pa)tico personaggio. L’ispettore Vivien si mette in contatto con il celebre psichiatra Ambrose, esperto in psicopatologia, questi in un’intervista provoca Armaguedon definendolo un solitario, un infelice…Carrier dopo aver sfidato/sfiorato il dottor Ambrose in un albergo inizia il conto alla rovescia per il giorno in cui il mondo tremerà. Inizialmente si pensa ad un attentato al Presidente degli Stati Uniti d’America in visita con altri capi di Stato in Francia. In verità l’obiettivo è interrompere uno spettacolo leggero all’interno di un teatro gremito di persone e trasmesso dal primo canale francese. Da un appartamento Armaguedon detta le condizioni direttamente ad Ambrose, se non si eseguiranno le sue indicazioni farà saltare il teatro con tutto il pubblico…

 

Tra i film prodotti da Alain Delon in quegli anni, QUEL GIORNO IL MONDO TREMERA’ – ARMAGUEDON, si affranca dal polar e ambiziosamente cerca di raccontare qualcosa di diverso, traendo spunto da un romanzo di David Lippincott. Il produttore si ritaglia il ruolo di Ambrose, peccato che il regista e sceneggiatore Alain Jessua trasmetta un’aria asfittica e un ritmo fiacco, e che il copione sia pieno di buchi, incongruenze e psicologie sommarie. Neanche le importanti musiche di Astor Piazzolla riescono a risollevarlo, anzi spesso sembrano fuori luogo. Il personaggio di Armaguedon (come già detto) è di ispirazione biblica ma risulta un uomo irrisolto che ha sofferto e vissuto male, nel messaggio finale vorrebbe far aprire gli occhi alla gente sul bisogno di amore e felicità. Come diceva Albert Camus diventare famosi non è difficile, basta ammazzare la portinaia. Così pure Louis, a modo suo, lo diventa con una morale confusionaria, mentre nel film si avvertono alla lontana le teorie del massmediologo McLuhan. I monitor e gli strumenti radiotecnici risolutivi per la trama oggi sanno solo di modernariato. Persino in Ambrose, ad un certo punto, traspare un velo di solitudine e sconforto, ma l’amico poliziotto gli ritrova il rimedio/palliativo istantaneo delle mignotte. Moralismi facili e qualunquisti, superficialità assortite, scarsa suspense e l’attore Jean Yanne che francamente appare inadatto alla parte del protagonista (colpa perlopiù del copione e della direzione asettica). L’immagine conclusiva di Einstein (Renato Salvatori in un ruolo inedito e generoso) rimasto solo nella platea del teatro che invoca l’amico Louis forse è la cosa migliore della pellicola.

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