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The Replicant

Regia di Ringo Lam vedi scheda film

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La recensione su The Replicant

di giurista81
5 stelle

 

Dal regista di Twin Dragons e Hell – Esplode la Furia, da uno dei più grandi maestri del cinema di Hong-Kong, arriva il più che apprezzabile The REPLICANT.

Van Damme ha già abituato il suo pubblico di affezionati di gradire i copioni di azione miscelati alla fantascienza, Replicant rientra in questo ambito di progetti riproponendo, come già avvenuto in Double Impact, l'idea del doppio Van Damme. All'azione bellica, di progetti quali Universal Soldier, si ritorna a un progetto thrilling mosso da un elemento fantascientifico come avvenuto, a esempio, col precedente Timecop – Indagine dal Futuro. Nella fattispecie, guardando a progetti quali Premonizioni (1995) di Brett Leonard, si riutilizza l'idea del soggetto dotato, in un certo qual modo, di un potere parapsicologo che gli consente di intravedere e prevenire l'azione di un assassino interconnesso a lui. Niente di originale, dunque, addirittura rintracciabile in un romanzo centrale nell'ambito della narrativa del terrore e sovente analizzato in modo superficiale da certi critici (talvolta sopravvalutati senza alcun motivo). Mi sto riferendo, ovviamente, al capolavoro tardo vittoriano firmato nel 1897 da Abraham “Bram” Stoker sopra il titolo Dracula. Impossibile, infatti, non ricordare la via attraverso la quale l'indagatore dell'occulto Van Helsing si porta sulle tracce del Principe della Notte. Il legame d'interconnessione, dovuto al cosiddetto battesimo di sangue tra la casta Mina e il rappresentante della scuola scolomantica (altro che accademia), realizzato attraverso la suzione del sangue del mostro. Qui, in The Replicant, avviene, sostanzialmente, la stessa cosa (anche se il tramite è un pelo che permette di registrare il patrimonio genetico del pazzo di turno). Van Damme si difende nell'interpretazione, divertendosi a impersonare una sorta di Dr Jekyll (idiota, impacciato, ai limiti della regressione animale) e Mr Hyde (crudele, brutale e altamente tecnico), sebbene qua si tratti di due soggetti diversi, il primo dei quali ricreato attraverso le più evolute tecniche scientifiche non ancora rese pubbliche al grande pubblico di ritardati (rispetto ai progressi medici, s'intende). La prima parte ricorda molto Fracchia contro la Belva Umana, con il Van Damme artificiale che deve imparare a far tutto e viene gestito dai poliziotti alla stregua di un cane ritardato e mentecatto. L'idea di fondo (molto discutibile, anche se non troppo, perché la teoria dell'evoluzione darwiniana si ispira a concetti similari) è che i ricordi e le sensazioni passino da una cellula all'altra come se l'esperienza e il passato contribuissero a implementare il bagaglio genetico cosi da trasmettersi alle cellule successive. Su tale idea di fondo, viene portato avanti un copione thrilling piuttosto convenzionale di caccia al serial killer che, come abbiamo anticipato, riprende il soggetto di Premonizioni (là, se non ricordo male e un po' come in un celebre romanzo di Maurice Renard pubblicato anche da Profondo Rosso, si parlava di trapianto d'organi). La presenza del rozzo Michael Rooker (solitamente villain, ma qua protagonista “positivo”), nei panni del poliziotto ormai prossimo alla pensione che pensa di risolvere tutto con la durezza e i modi brutali e arroganti, conferisce valore a un progetto che è da valutarsi quale mero prodotto di intrattenimento, un tempo si sarebbe detto da “cassetta”. Per il target e i proposito, a ogni modo, Ringo Lam centra il bersaglio realizzando, sicuramente, un film che è da annoverarsi nel gruppo di opere più riuscite interpretate da Van Damme.

 

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