Regia di Céline Devaux vedi scheda film
Jeanne è insoddisfatta. Quarantenne, single, con un lavoro che va a rotoli e la madre deceduta da poco, si reca a Lisbona per vendere la casa di famiglia e ripagare un debito; sarà lì che incontrerà il suo passato, quello che ha le sembianze di un vecchio amico di scuola di cui la donna nemmeno si ricorda.
Céline Devaux dirige e disegna una commedia fuori dagli schemi, in cui i pensieri di Jeanne prendono la forma di un irriverente bambolina tutta capelli che ricorda non poco Cugino Itt de La famiglia Addams, è che finisce per essere il vero punto di forza dell’intero film, la caratterizzazione che eleva la pellicola dalla banalità a cui (forse) era destinata.
Il modo sfacciato che l’animata coscienza decide di utilizzare per acuire quella che sembra essere una fase depressiva di Jeanne, riesce a creare una sintonia con la protagonista e con le sue insicurezze, capace di rendere la narrazione più coinvolgente di quanto potesse inizialmente sembrare.
Blanche Gardin e Laurent Lafitte interpretano i due personaggi principali, rispettivamente Jeanne e Jean (da notare anche il sincronismo dei nomi che rende il tutto spesso ancora più ambiguo e divertente), e si compensano a vicenda: se la prima ha la capacità di esaltare i punti deboli della protagonista, il secondo finisce per giocarci con le di lei pecche, fino a trasformarle in punti di forza o a debellarne il potere.
Pur sembrando a volte confusionario, per i molti personaggi che vengono chiamati in causa senza un necessario incipit di presentazione o con un passato quasi sempre solo accennato, il lungometraggio d’esordio di Céline Devaux si guarda con piacere possedendo dalla sua non solo la capacità di divertire ma anche il coraggio di far riflettere su un tema, quello della depressione, proprio attraverso la possibilità di prendersene gioco.
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